E se ci fosse un referendum tedesco sul Trattato Europeo?

Anche in Germania, e non solo in Irlanda o in Polonia, il Trattato di Lisbona è alla prova. Su richiesta di alcuni parlamentari, la Corte Costituzionale sta valutando la costituzionalità di un testo che è già stato approvato dal Parlamento. A presentare ricorso tra gli altri un deputato cristiano-sociale bavarese (CSU), Peter Gauweiler. Il tribunale di Karlsruhe dovrebbe decidere tra maggio e giugno. Cinque degli otto giudici devono dare il loro benestare. Incidentalmente, in un'udienza pubblica il 10 e l'11 febbraio proprio cinque magistrati hanno espresso dubbi sul Trattato. H.Seehofer In particolare, il giudice relatore Udo Di Fabio ha sottolineato che la nuova Costituzione estende considerevolmente le competenze dell'Europa: "Ci dobbiamo chiedere sobriamente: Quali competenze restano al Bundestag alla fine?". E ha aggiunto: "Forse dovremmo interrogarci se non sia più onesto proclamare un'Europa federale?". Altri giudici hanno messo l'accento sulle norme di cooperazione giudiziaria, in contraddizione con le leggi tedesche. Alcuni osservatori – citati dalla Süddeutsche Zeitung – sostengono che la Corte Costituzionale potrebbe decidere di dare la parola al popolo, utilizzando l'articolo 146 della Legge Fondamentale. I resoconti di stampa raccontano che durante l'udienza di inizio febbraio tutti i giudici hanno puntato il dito contro un testo illeggibile, provocando le risate del pubblico.

La Corte Costituzionale ha una storia di rapporti difficili con l'Europa. Nel 1974 decise che
doveva controllare la compatibilità di tutte le leggi europee con la
Costituzione tedesca. Quella decisione fu abbandonata solo nel 1986, ma appena qualche anno dopo, nel 1993, il tribunale di Karlsruhe tornò a definirsi un "punto di controllo" dell'evoluzione giuridica dell'Unione. E' ancora presto per affermare che la Corte chiederà di sottoporre il Trattato europeo a un voto popolare. I giudici sono consapevoli dell'impatto di una tale decisione. Ma il dibattito non è positivo, tanto più che in un discorso nei giorni scorsi il presidente dei cristiano-sociali bavaresi, Horst Seehofer (nella foto), ha lanciato l'idea di una politica europea più democratica: "Voglio che i cittadini tedeschi possano decidere se aprire l'Unione alla Turchia". E ha aggiunto: "Dobbiamo trovare metodi per permettere ai cittadini di partecipare di più al processo decisionale europeo. E' necessaria più democrazia attraverso un uso maggiore dei referendum". La posizione della CSU sorprende solo in parte, alla vigilia delle elezioni europee di giugno. Da sempre i democristiani bavaresi giocano la carta dell'Europa "lontana". Oggi più di ieri perché c'è il forte timore che la CSU, presente solo in Baviera, non riesca a superare la soglia del 5% a livello nazionale. Fa paura in particolare la concorrenza dei Freie Wähler, un movimento anti-partiti sempre più radicato nella regione meridionale. In una situazione economica così incerta e mentre l'Europa oscilla nervosamente tra integrazione di disintegrazione l'effetto ottico provocato dall'eventuale decisione della Corte di Karlsruhe di chiedere un referendum in Germania sarebbe pessimo. Per non parlare di un'eventuale bocciatura popolare. Il destino vuole che questo momento di incertezza giunga proprio mentre il Governo del cancelliere Angela Merkel potrebbe essere costretto a mettere mano al portafoglio per salvare un anello debole dell'Unione. Una scelta che rischierebbe di essere impopolare e di rafforzare la mano dei tedeschi euro-freddi.