Il padre del Playmobil, uno dei giocattoli più venduti al mondo, è scomparso il 30 gennaio scorso nella sua casa sul lago di Costanza. Hans Beck aveva 79 anni e aveva inventato il Playmobil negli anni 70, in piena crisi petrolifera, mentre la Germania stava attraversando
Beck si allontana rapidamente dalle istruzioni che aveva ricevuto. Ai suoi occhi il personaggio non deve essere una mera appendice ma il centro di un universo. Nasce così la figura del Playmobil: personaggi infiniti, dai capelli di plastica e dai vestiti intercambiabili, ma dalla misura sempre identica, 7,5 centimetri di altezza, "perfetti per la mano di un bambino". Era il 1974, e in tempi difficili, con il prezzo del petrolio e della plastica alle stelle, la proposta minimalista di Beck diventa agli occhi di Brandstätter l'antidoto contro la crisi. Lo stesso Beck non aveva figli. Sua moglie racconta che per meglio testare la sua invenzione chiedeva ai ragazzini del suo quartiere di passare da casa per dare un giudizio sui diversi personaggi. I primi tre – un indiano, un operaio e un cavaliere – sono presentati al Salone internazionale del giocattolo di Norimberga. Gli specialisti, dicono le cronache dell'epoca, sono cauti, ma i bambini rimangono deliziati. Da allora il Playmobil diventa un successo inarrestabile: ne sono venduti in tutto il mondo oltre 2,2 miliardi. Dal 1974 il catalogo della Geobra Brandstätter si è diversificato tanto che una vera città Playmobil è stata costruita a 10 chilometri da Norimberga. Alcuni pezzi, come dei lavoratori cinesi del 19mo secolo, non sono mai stati messi in vendita perché considerati politically incorrect. Nonostante l'enorme successo internazionale, Hans Beck è rimasto nell'ombra, ma ha imposto alla Geobra Brandstätter una sua convinzione: "Kein Horror, keine vordergründige Gewalt, keine kurzfristigen Trends", No all'orrore, No alla violenza gratuita, no alle tendenze di breve termine. Per molti versi lo specchio della Germania moderna.