La crisi e lo schiacciamosche: le ragioni della signora Merkel

Il cancelliere Angela Merkel è oggetto di non poche critiche in questo momento di forte rallentamento dell’economia europea. La recessione è ormai una realtà e gli ultimi dati economici, in Germania e in Europa, fanno temere un brutto 2009. L’accusa è che il Governo federale non stia facendo abbastanza per sostenere la congiuntura, nonostante sia il Paese più ricco della zona euro e abbia i conti pubblici pressoché in ordine. Se non ora quando?, si chiedono molti governanti europei. Anche in Germania le pressioni non mancano. Qualche giorno fa il quotidiano Süddeutsche Zeitung spiegava: "L’atteggiamento passivo del cancelliere è in sorprendente contrasto con la realtà (…) È come se volesse fermare il mostro della crisi economica con lo schiacciamosche". Angela_merkel_2 Altri sostengono che in realtà la Germania ha il segreto desiderio di affidarsi passivamente ai piani economici dei suoi vicini europei tali da aiutare le esportazioni tedesche. Per molti versi le critiche sono giustificate: il Governo tedesco è stato lento a capire la grave situazione in cui si trova il suo sistema bancario e ha lanciato con grande ritardo un piano di salvataggio delle banche da 500 miliardi di euro. Anche sul fronte economico non sono mancate le incertezze: ancora in settembre il ministro delle Finanze Peer Steinbrück affermava (con arroganza) che coloro che prevedono una recessione sono "completamente irresponsabili". Perché la signora Merkel appare quindi passiva, secondo la definizione di uno dei più importanti quotidiani nazionali?

Dietro all’atteggiamento della Germania in questo momento si nascondono reazioni diverse. Da un lato, il Governo federale non vuole diventare il pagatore d’Europa, non vuole in altre parole sborsare denaro per l’intero continente. La posizione può non apparire molto europeista, ma è comprensibile. Peraltro, il cancelliere teme che troppo attivismo tedesco sul fronte del deficit possa indurre altri Paesi a fare altrettanto. Non vuole mettere a repentaglio il recente risanamento dei conti pubblici tedeschi, prima di tutto per non tradire un grande successo della grande coalizione democristiana-socialdemocratica ma anche per evitare di lanciare un segnalo negativo al resto dell’Europa, con risultati possibilmente disastrosi per la tenuta dell’euro. Molti tedeschi amano ricordare che una politica cauta negli anni 70, al momento dello shock petrolifero, permise al Paese una ripresa sostenibile, con meno inflazione dei suoi vicini. A queste motivazioni politiche e strategiche è probabile che vi siano anche ragioni psicologiche, in altre parole una certa lentezza a reagire dinanzi all’imprevisto, così come la difficoltà a governare un’alleanza sui generis Spd-Cdu. In un’intervista al quotidiano Handelsblatt, Thomas de Mazière, ministro alla Cancelleria e braccio destro della signora Merkel, ha ricordato che il Paese ha già introdotto misure pari all’1,2% del prodotto interno lordo e ha consigliato a tutti di "mantenere il sangue freddo". La posizione tedesca è coraggiosa o miope? Molto dipende dall’ottica in cui ci si pone. Se la recessione di questi mesi rimarrà tale, la strategia tedesca potrebbe dimostrarsi coerente e forse anche corretta. Se invece la recessione si dovesse trasformare in depressione, come molti temono, la signora Merkel e il Governo federale avranno commesso un grave errore di valutazione.

  • PM |

    Ritengo che la posizione di Sarko molto piú pericolosa ed aggressiva di quella della sig.ra Merkel. In nome del rischio di depressione la Francia e l’Inghilterra,approfittando dell’appoggio dei paesi poco virtuosi dal punto di vista finanziario, si lanciano in un moderno assalto di stampo statalista che penalizzerá non solo i futuri assetti dell’Unione Europea ma anche le aziende dei paesi piú piccoli e poveri, che si vedranno divorare da quelle che godono degli appoggi finanziari pressocché illimitati dei propri paesi. Porterá il piano Sarkozy, Brown fuori dalla crisi? Forse, ma l’Europa ne uscirá con le ossa rotte. Chi pagherá le conseguenze? I contribuenti. Non ci sono soldi per le scuole, non ne parliamo per la ricerca, né per le pensioni, né tanto piú grave per la sanitá, ma i soldi cadono a pioggia per le auto, le banche, le assicurazioni. Lo scenario futuro? Acqua privata e banche di stato! Degli stati piú grandi peró! E la Cina ci guarda!

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