BAD HOMBURG – Secondo una recente ricerca di Ernst & Young, la Germania è di gran lunga il mercato più attraente della zona euro. Nell’ultima classifica della società anglosassone, il Paese è al sesto posto mondiale, nonostante un calo negli ultimi anni provocato dalla crescente concorrenza di Cina, India e Russia. «La Germania – sostiene l’autore dello studio, Peter Englisch – è il più innovativo mercato d’Europa».
Renato Brevini non ha bisogno di Ernst & Young per valutare pregi e difetti della Germania. A 65 anni, il presidente-fondatore del Gruppo Brevini, una società industriale di Reggio Emilia, è più che mai consapevole di cosa significhi avere un piede in terra tedesca: «Con l’acquisizione di PIV nel 2002 – spiega l’imprenditore emiliano, sorriso bonario ma carattere di ferro – abbiamo fatto un salto considerevole, diventando veramente globali».
Sei anni fa, la PIV era un’azienda moribonda. La società di Bad Homburg, vicino a Francoforte, contava 330 dipendenti e un fatturato di 40 milioni di euro. Il produttore di riduttori e variatori per l’industria fu quindi acquistato dalla Brevini Power Transmission (oggi presente in 22 Paesi, mille dipendenti e 284 milioni di fatturato) per 20 milioni. L’operazione, a differenza di altre in Germania, si è rivelata un successo: per l’impresa emiliana è stata «un sano bagno culturale», ammettono i suoi dirigenti.
Le cifre parlano di una ristrutturazione riuscita. Nel 2008, la PIV, ormai filiale del Gruppo Brevini, metterà a segno un fatturato di 80 milioni di euro. Tornata in utile, l’azienda conta oggi oltre 400 dipendenti. «Nel 2002 garantimmo l’occupazione a Bad Homburg per quattro anni – racconta Massimiliano Colombo, direttore marketing della società italiana –. La promessa è stata rinnovata per altri quattro».
Ma l’esperienza tedesca del Gruppo Brevini non si ferma alle cifre, pur positive, di un’acquisizione di successo in un grande Paese dell’Unione. Nata nel 1960, la società emiliana ha fatto dell’azienda tedesca un trampolino per raggiungere i grandi mercati mondiali, sfruttando non solo la posizione geografica della Germania,al centro dell’Europa, ma anche il know-how tecnologico e l’esperienza internazionale del mondo imprenditoriale tedesco.
«Grazie alla PIV abbiamo aumentato la gamma dei nostri prodotti e ci siamo avvicinati ai grandi gruppi industriali di livello mondiale, da ThyssenKrupp a Rio Tinto», commenta ancora Colombo. «Mi è capitato in questi anni di partecipare a molte fiere asiatiche e mi sono reso conto che l’essermi presentato con un marchio tedesco, rappresentativo della qualità del made in Germany, mi ha aperto molte porte».
Spiega Todd Buell, portavoce dell’ente pubblico Invest in Germany, confermando il punto di vista del Gruppo Brevini: la Germania sta attirando investitori dall’Europa, e da altri continenti, «grazie alla forza delle sue infrastrutture, alla sua posizione al centro del continente, alla qualità della sua manodopera e ai costi stabili. Sono queste le ragioni per cui gli investimenti diretti provenienti dall’estero sono aumentati in modo continuato in questi ultimi anni». Le cifre relative all’Italia sono significative. Gli investimenti italiani in Germania, secondo la Bundesbank, sono saliti dai 7,2 miliardi nel 2003 ai 24,6 miliardi del 2006 (parte del balzo è da imputare all’acquisizione di HVB Group da parte di UniCredit nel 2005). A titolo di confronto, gli investimenti spagnoli sul mercato tedesco sono aumentati da 7,0 miliardi a 8,4 miliardi, quelli francesi da 50,1 a 59,5 miliardi.
Peraltro, le fusioni societarie non consentono solo di mettere radici su nuovi mercati o di espandere la propria attività, ma anche di assimilare vantaggi a prima vista impensabili. Con l’acquisizione di PIV, l’azienda emiliana ha fatto proprie qualità umane e culturali che vanno ben oltre il freddo mondo dell’economia. Ammette Brevini: «Abbiamo assorbito molte virtù tedesche: la puntualità, la costanza, la metodicità. Attenzione però: anche noi abbiamo dato molto…».
È difficile naturalmente misurare esattamente quali siano stati i vantaggi economici dell’acquisizione da parte della Brevini PowerTransmission, che tra il 2001e il 2007 ha visto il proprio fatturato più che raddoppiare, da 124 a 284 milioni di euro. Colombo però accetta di dare una stima di massima: «Direi che oltre il 20% della crescita dell’azienda è da imputare alla nostra presenza in Germania, con tutti i vantaggi di cui abbiamo parlato».
B.R.