FRANCOFORTE – Venerdì ancora il tasso d’interesse a tre mesi nella zona euro oscillava intorno al 4,80%, 60 punti base sopra al livello normale. A otto mesi dallo scoppio della crisi dei subprime continua a mancare la fiducia tra le banche, preoccupate dallo stato di salute delle loro controparti, forse anche per via di mercati elettronici che in questi anni hanno esacerbato l’anonimato.
«Spesso mi riferisco alla "Generazione Nintendo" – spiega Manfred Wiebogen il presidente di Aci, l’associazione mondiale dei tesorieri e dei cambisti – . Con il passare del tempo le piattaforme elettroniche sono diventate sempre più importanti, con il risultato che gli operatori non si conoscono personalmente. Fidarsi in questo frangente è molto più difficile. Da mesi sto andando in giro esortando i miei interlocutori: "Andate a conoscere le vostre controparti!"».
Wiebogen, 47 anni, è il presidente di un organismo parigino che ha il polso dei mercati (37mila membri in oltre 60 Paesi). Spiega: «Non c’è alcun problema di liquidità fino a un mese, su periodi più lunghi le cose peggiorano. Questa situazione riflette la consapevolezza che la crisi sarà più lunga del previsto ». E aggiunge da Vienna, dove lavora: «Gli operatori rimarranno molto cauti per tutto il 2008 in attesa di essere rassicurati da risultati bancari convincenti».
Peraltro – commenta ancora Wiebogen, un dirigente della Volksbank austriaca- nonostante la sfiducia pervasiva non sembra che la crisi sull’interbancario abbia indotto un forte aumento dei prestiti sicuri, in cambio di un collaterale: «La mia impressione è che le banche abbiano colto la crisi di questi mesi per aggiornare e migliorare i loro piani di emergenza: in questo momento preferiscono quindi mantenere in portafoglio il collaterale in modo da averlo rapidamente a disposizione se vi fossero problemi inattesi».
Il presidente dell’Aci apprezza il ruolo della Banca centrale europea che in questi mesi ha garantito liquidità al mercato, almeno per stabilizzare il tasso d’interesse overnight. La Bce lo ha fatto «con cautela, e giustamente: credo che in un momento come questo non si debba ridurre il valore del denaro, offrendone troppo ». Wiebogen è un uomo prudente, e non se la sente di fare previsioni sulla durata della crisi. Sostiene che «il mercato deve tornare alle sue radici e aumentare la qualità degli strumenti finanziari».
Ciò detto, il banchiere austriaco coglie l’occasione in questa circostanza per mettere l’accento su un rischio: l’oligopolio dominante sui mercati. «Il 65% del mercato valutario è in mano a 10-12 banche, mentre 20-30 istituti di credito controllano la stessa quota del mercato monetario. Per me la situazione è preoccupante: manca un vero libero mercato. Un semplice intoppo informatico, al momento del regolamento, potrebbe facilmente provocare gravi problemi».