La nuova bozza di bilancio comunitario per il prossimo settennato che la Commissione europea ha presentato questa settimana deve ancora essere negoziata dai Ventisette. Le modifiche rischiano di essere numerose, ma l’impianto non dovrebbe cambiare molto. La presidente dell’esecutivo comunitario Ursula von der Leyen ha lavorato in queste settimane per trovare un minimo consenso tra i paesi membri.
E’ quindi possibile fare una prima analisi su cosa significhi per l’Europa e alcuni paesi membri: mi concentrerò sulla Germania e sull’Italia. Temo che il primo paese si sia rafforzato, il secondo indebolito. Mi spiego meglio.
Dei 750 miliardi di euro che Bruxelles propone di raccogliere sui mercati per finanziare la ripresa, appena 28 miliardi andranno alla Repubblica Federale, più di 170 miliardi all’Italia, tra sovvenzioni e prestiti.
Nel contempo bisogna presumere che la Germania continuerà a rimanere il primo contributore netto del prossimo bilancio comunitario 2021-2027, forse anche allargando il divario tra quanto dà e quanto riceve. L’Italia invece potrebbe diventare beneficiario netto; altrimenti, se dovesse rimanere contributore netto, vedrà molto probabilmente ridursi il divario tra l’avere e il dare, a causa della debolezza economica dell’ultimo decennio.
Il governo federale ha salutato positivamente la bozza di bilancio, presentato dalla signora von der Leyen. Eppure rischia di rimetterci non poco denaro. Guardando al solo Fondo per la Ripresa, la Germania dovrebbe ricevere appena il 7% del totale allorché la sua economia pesa nel prodotto interno lordo dell’Unione il 25%. Viceversa, l’Italia riceverà oltre il 20% del totale del Fondo, rispetto a un peso economico del 13%.
Come è possibile che Berlino sia soddisfatta?
Tralasciamo per un attimo analisi complottistiche sul presunto desiderio di dominazione tedesca dell’Europa. Due fattori giocano. Il primo è emotivo. La crisi sanitaria ed economica non ha lasciato il paese indifferente. C’è il desiderio (e l’interesse) di aiutare i paesi più deboli, preservare il mercato unico, difendere l’Unione europea.
Il secondo fattore in gioco è politico. Al netto di proteste, spesso di facciata, la Germania sa perfettamente che nei consessi internazionali l’equilibrio dei poteri si fonda anche sui contributi nazionali e sui margini di spesa, più che su dichiarazioni retoriche sul ruolo di paese fondatore.
I paesi più lungimiranti preferiscono indebitarsi poco; tra la posizione del creditore e quella del debitore preferiscono la prima alla seconda. La Germania rischia di uscire rafforzata da questa crisi, non solo per l’ormai nota libertà di azione sul versante degli aiuti di stato, ma perché rafforzerà il suo peso politico nella gestione della cassaforte comunitaria.
Viceversa, temo che l’Italia ne uscirà indebolita, non solo perché la crisi sanitaria ed economica l’avrà colpita più di altri paesi, ma perché avrà accumulato cambiali finanziarie ma anche politiche da onorare sui mercati e con i partner. Diventare beneficiario netto nel prossimo bilancio comunitario sarebbe un danno politico nel grande gioco della diplomazia comunitaria.
Il destino ha colpito duramente l’Italia in questi mesi e in queste circostanze bisogna fare di necessità virtù. Per riequilibrare le sorti del paese negli equilibri di potere in Europa vi è una sola cosa da fare: spendere il denaro che l’Italia riceverà nei prossimi mesi in modo sorprendentemente efficace, rapido, produttivo ed equo. Evitando prebende clientelari e altri tagli alle imposte. Nei rapporti internazionali, la buona immagine compensa in alcuni casi la debolezza finanziaria.
(Nella foto, tratta dal sito di Le Soir, Ursula von der Leyen dinanzi al Parlamento europeo mercoledì 27 maggio 2020)