Gli ultimi sondaggi in Italia mostrano che gli italiani sono divisi sull’opportunità di facilitare ulteriormente la concessione della nazionalità. Secondo uno studio demoscopico della società Ipsos, pubblicato dal Corriere della Sera nel fine settimana, il 48% è favorevole, il 47% contrario. Il tema quindi rimane d’attualità ed è controverso.
In tutta Europa negli ultimi 20 anni, le leggi sulla concessione della nazionalità sono state modificate in senso più liberale. Nota è stata la decisione tedesca, allora era cancelliere il socialdemocratico Gerhard Schröder, di abbandonare lo ius sanguinis per abbracciare lo ius soli. Secondo Eurostat, il braccio statistico dell’Unione europea, nel 2017 l’Italia è stato il paese più generoso in termini assoluti: ha concesso la sua nazionalità a 147mila persone, di cui 136mila erano cittadini di paesi non membri dell’Unione europea.
Sappiamo che molti italiani stanno lasciando il paese per cercare fortuna all’estero, in particolare in Europa. Oltre ad emigrare, molti di loro stanno anche cambiando nazionalità. I dati sono aneddotici, ma avendo saputo di vari casi in Belgio ho deciso di fare una ricerca tra le statistiche a disposizione.
Secondo le cifre pubblicate dal governo belga, è in aumento il numero di italiani che stanno acquisendo la nazionalità belga: 119 in gennaio, 118 in febbraio, 127 in marzo, 108 in aprile, 126 in maggio, 146 in giugno. La media mensile è stata finora di 124, rispetto a 114 nello stesso periodo dell’anno scorso. A titolo di confronto, nel mese di giugno appena 12 tedeschi, 54 francesi e 65 spagnoli sono diventati belgi. L’immigrazione italiana in Belgio risale al primo e al secondo dopoguerra, ma è presumibile che le nuove naturalizzazioni riguardino persone arrivate nel paese più di recente. Secondo l’anagrafe consolare, alla fine del 2018 i cittadini italiani residenti a Bruxelles, nelle Fiandre e nel Brabante vallone (escluse le città di Liegi, Charleroi e Mons) erano oltre 105mila, rispetto a 88mila alla fine del 2012 e a 80mila alla fine del 2008.
In Germania, 4050 italiani sono diventati tedeschi nel 2018, tanti quanti sono stati gli iracheni e i rumeni. Anche in questo caso si deve presumere che molti siano nuovi arrivati. Nella classifica dei primi 15 paesi di origine dei nuovi cittadini della Repubblica Federale, sono assenti i francesi e gli spagnoli (presenti invece i britannici, numerosi dei quali a causa di Brexit vogliono rimanere cittadini comunitari).
In Spagna, lo schema non è dissimile. Nel 2018, il governo spagnolo ha concesso la nazionalità a 397 italiani, 337 bulgari, 93 francesi, 46 tedeschi. Il confronto tra i paesi d’origine parla da sé. In Francia, gli ultimi dati per paese d’origine disponibili su Internet risalgono al 2016, anno in cui furono naturalizzati 675 italiani e 462 spagnoli.
Pur aneddotici, i dati sono interessanti. In teoria, l’appartenenza all’Unione europea non rende indispensabile l’acquisizione di una altra nazionalità europea, come lo era in passato. La libera circolazione delle persone è ormai garantita. E’ facile spostarsi da un paese all’altro, cambiare residenza, studiare e trovare un lavoro. Eppure, molti italiani stanno decidendo di cambiare nazionalità. Semplicemente per comodità? Oppure perché, più grave, non hanno alcuna intenzione di tornare nel loro paese, tanto ne sono disillusi?
(Nella foto, la cerimonia durante la quale è concessa la nazionalità francese, a Strasburgo, in una foto tratta dal sito delle Dernières Nouvelles d’Alsace)