Manca poco all’inizio dei negoziati diplomatici che porteranno all’uscita del Regno Unito dall’Unione. I Ventisette stanno ultimando le trattative sulle loro linee negoziali, e una approvazione a livello ministeriale è attesa il 22 maggio. Il negoziato tra Londra e Bruxelles dovrebbe iniziare subito dopo il voto anticipato dell’8 giugno, voluto dalla premier Theresa May per rafforzare la sua posizione sulla scena politica britannica. L’uscita della Gran Bretagna dall’Unione è vista in modo diverso da paese a paese. Il Belgio è preoccupato perché i suoi porti, e in particolare Zeebrugge, perderanno un partner essenziale nel trasporto marittimo. L’Irlanda teme il riemergere della frontiera nell’Ulster, tra l’Irlanda del Nord e la Repubblica d’Irlanda. La Danimarca è preoccupata dall’impatto che Brexit potrebbe avere sull’industria ittica nazionale. La Francia non vuole che il Regno Unito possa continuare ad avere particolari vantaggi anche una volta uscito dal mercato unico. La Germania teme ripercussioni per i suoi investimenti nel paese (pari a oltre 120 miliardi di euro). La Spagna vuole difendere i suoi interessi nel rapporto con Gibilterra. E l’Italia?
A dire il vero, l’Italia non ha particolari preoccupazioni, se non la difesa dei diritti dei suoi cittadini in Gran Bretagna (in tutto 280mila persone). Gli investimenti italiani nel Regno Unito ammontano ad appena 10 miliardi di euro, o giù di lì (i dati sono del 2013). L’interscambio tra i due paesi è stato nel 2016 di 33,5 miliardi di euro. Un sondaggio condotto da RED C Research and Marketing per conto del Partito popolare europeo al Parlamento europeo mette in luce chiaramente i sentimenti italiani nei confronti di Brexit, in parte diversi dalla media europea. A proposito delle trattative, il 78% degli italiani crede che l’obiettivo debba essere di proteggere “un buon futuro” dell’Europa a 27. Lo stesso vale per il 78% degli europei. Differenze vi sono in altri campi.
Il 64% degli italiani (contro il 56% degli europei) sostiene che l’obiettivo del negoziato dovrebbe essere di evitare la nascita di cittadini di serie B. Per il 59% degli italiani (contro il 56% degli europei) è “estremamente importante” costringere i britannici a versare i loro impegni finanziari nei confronti dei partner. Viceversa, mentre il 48% degli europei considera “estremamente importante” difendere gli interessi di lungo termine dei Ventisette, solo il 42% degli italiani è di questo avviso. Nello stesso modo, il 56% degli europei considera che il rafforzamento dei mercati finanziari sia “estremamente importante”, contro il 54% degli italiani. Per quanto riguarda invece il futuro dell’Unione dopo Brexit, gli italiani considerano con particolare attenzione, più delle media degli europei, i seguenti fattori: la cooperazione nella difesa, maggiore integrazione sul fronte della sicurezza, la lotta alla disoccupazione e la promozione della crescita, il protezionismo contro la concorrenza sleale a livello mondiale.
(Nella foto, la premier Theresa May e il premier Paolo Gentiloni durante un incontro a Londra il 9 febbraio 2017)
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