I referendum popolari sono uno strumento da maneggiare con cura. In alcuni casi permettono di trovare soluzioni politiche, in altri rischiano di provocare gravi tensioni. Quello inglese del 23 giugno non comporterà solo la (probabile, plausibile?) uscita della Gran Bretagna dall’Unione. Metterà a dura prova il futuro del paese. La Scozia ha già annunciato che intende organizzare un referendum sulla sua permanenza nella UE. In Irlanda del Nord c’è chi vuole invece l’annessione alla Repubblica d’Irlanda, lasciando il Regno Unito pur di rimanere nell’Unione. Il caso inglese ha un precedente interessante. E’ la Question Royale belga che risale al 1950. Il 12 marzo di quell’anno, il governo democristiano-liberale guidato dal primo ministro Gaston Eyskens decise di organizzare una consultazione popolare per decidere se Leopoldo III, accusato di simpatie autoritarie e di non aver rispettato la Costituzione del paese durante la Seconda guerra mondiale, potesse governare il paese. Anziché raggiungere il governo in esilio in Francia, il Re aveva deciso di rimanere in Belgio, con il suo popolo. Nel 1944, verso la fine dell’occupazione nazista, era stato trasferito in Germania dove trascorse gli ultimi mesi del conflitto. La Question Royale scoppiò subito dopo la fine della guerra. Ai tempi, la regenza era andata al Principe Carlo, Conte delle Fiandre, mentre il sovrano era stato definito “inabile al trono”, per via del suo atteggiamento nel 1940. Nel primo dopoguerra, la classe politica era divisa: i democristiani erano favorevoli al suo ritorno sul trono; i liberali credevano che il Re avrebbe dovuto farsi da parte; socialisti e comunisti esigevano invece la sua abdicazione tout court. Incapace di trovare una sua posizione, il governo Eyskens decise di indire una consultazione popolare. Il 57,68% dei belgi si dichiarò favorevole al ritorno del Re; il 42,32% si espresse contro questa evenienza. Più interessante è scoprire che il paese si divise: il 72% dei fiamminghi sostenne il sovrano, mentre il 58% dei valloni lo respinse. I 16 arrondissements fiamminghi votarono a favore di Leopoldo III. In Vallonia e a Bruxelles, 10 arrondissements su 14 furono contrari al ritorno del Re sul trono. Nelle città prevalse il voto contro il monarca, mentre nelle campagne dominò il suffragio a favore del sovrano. La frattura Nord-Sud fu evidente: segnò la geografia, ma anche le comunità. Il 22 luglio, Leopoldo III tornò a Bruxelles dal suo esilio svizzero. Nel paese scoppiarono manifestazioni violente. Si parlò di insurrezione nella Vallonia francofona. Oltre a uno sciopero generale si segnalò l’uccisione di quattro manifestanti a Liegi per mano della gendarmeria. Mentre i manifestanti preparavano una marcia sulla capitale e accennavano a una separazione della Vallonia dal resto del paese, il sovrano cedette i poteri al figlio Baldovino. La scelta contribuì al ritorno della calma, ma secondo molti storici belgi l’esito del referendum rivelò in modo evidente la frattura comunitaria e fu all’origine del lento sfilacciamento del paese negli ultimi 40 anni. L’esempio belga offre una esperienza concreta per capire cosa potrebbe accadere in Gran Bretagna? In parte sì, al netto di evidenti differenze. Sia il Regno Unito che il Belgio sono il risultato di una unione avvenuta nei secoli. Nello stesso modo in cui la Vallonia era francese nel periodo napoleonico, la Scozia era indipendente fino al 1707. Le diverse comunità hanno mantenuto tradizioni, lingue e religioni proprie. Il referendum del 1950 ha dato il via in Belgio a sei riforme istituzionali che hanno modificato radicalmente l’assetto del paese, fino a creare una federazione e provocare pericolosi doppioni nel governo dello Stato. La Gran Bretagna di oggi è molto più federale di quanto non fosse federale il Belgio subito dopo la guerra. Nuovi trasferimenti di competenza sono possibili e in ultima analisi il rischio di smembramento del Regno Unito appare evidente. Forse il messaggio più preoccupante che giunge dall’esempio belga è il rischio di manifestazioni violente, soprattutto con un occhio all’Irlanda del Nord.
(Nella foto, Leopoldo III e suo figlio Baldovino, a destra)
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