La crisi ucraina non è terminata. A dispetto dell’accordo di un cessate-il-fuoco raggiunto il 12 febbraio nella parte orientale del paese, teatro di una guerra civile tra nazionalisti ucraini e comunità russofona da quasi un anno, la situazione rimane molto tesa. Gli stessi protagonisti dell’intesa hanno ammesso pubblicamente che l’accordo è parziale, e va rafforzato per evitare che l’ennesima tregua venga sopraffatta ancora una volta dalle armi. La crisi è scoppiata per molti versi dalla decisione dell’Unione Europea e della Nato di allungare i suoi confini verso Est, proponendo all’Ucraina un accordo di associazione economico e un accordo di partenariato militare. Preoccupata da un accerchiamento da parte dei suoi ex nemici, la Russia ha considerato le scelte della UE e della Nato un pericolo alla sua zona d’influenza. Se Mosca è intervenuta nel paese, è anche per evitare che l’Ucraina diventasse una testa di ponte occidentale verso la Russia. Molti osservatori, ormai, ritengono che per uscire dallo stallo l’Ucraina debba diventare neutrale, un po’ come il Belgio nel 1830, nuovo stato cuscinetto tra la Francia post-napoleonica da un lato, l’Inghilterra e la Prussia dall’altro. La vicenda ricorda per certi versi quanto avvenne esattamente 60 anni fa all’Austria. Il parallelismo tra le due situazioni è sorprendente (al netto dell’annessione russa della Crimea, ormai un conflitto congelato in Europa dell’Est, alla stregua di Cipro Nord). L’Austria fu occupata dagli alleati tra il 1945 e il 1955. In un film del 1949 tratto da un romanzo di spionaggio di Graham Greene, The Third Man, Orson Welles è il protagonista di una Vienna amministrata all’epoca da americani, francesi, inglesi e sovietici. Nel pieno della Guerra Fredda, nella seconda metà degli anni 40, gli Stati Uniti decisero di armare in segreto l’esercito austriaco, preoccupati che il paese potesse cadere sotto il giogo sovietico. Secondo lo storico americano James Carafano, autore di Waltzing into the Cold War: The Struggle for Occupied Austria, l’addestramento riguardava ai tempi fino a 200 persone alla settimana. Il dibattito di oggi sull’eventuale vendita di armi all’Ucraina, minacciata da una invasione russa, suona come un preoccupante remake.Con lo scoppio della Guerra di Corea nel 1950, Washington decise di accelerare il riarmo dell’esercito austriaco in un contesto economico molto debole (anche in questo il parallelo con la recessione ucraina è interessante). Solo la fine del conflitto in Asia, e la morte di Stalin nel 1953 porteranno a una détente nei rapporti tra le quattro potenze occupanti. Eletto cancelliere nel 1953, il conservatore Julius Raab decise di rimuovere il ministro degli Esteri pro-occidentale Karl Gruber, a capo della diplomazia austriaca fin dal 1945. Spostò l’asse della politica estera austriaca verso una maggiore neutralità. Successivamente, l’allora ministro degli Esteri sovietico Vyacheslav Molotov propose la piena indipendenza del paese, ma ad alcune condizioni: la neutralità, l’assenza di basi militari straniere, l’esclusione di un qualsiasi Anschluss con la Germania federale. Nel giro di due anni, le potenze occupanti trovarono un accordo. La piena indipendenza fu annunciata il 12 maggio 1955, ma solo dopo che l’Austria ebbe dichiarato la sua “neutralità perpetua” (immerwährende Neutralität, in tedesco). Le ultime truppe d’occupazione lasciarono il paese il 25 ottobre di quello stesso anno. Fino al 1989, l’Austria fu il trait d’union tra le due Europe, ed è tuttora la sede di numerose organizzazioni internazionali. Solo nel 1995, sei anni dopo la Caduta del Muro, entrò a fare parte dell’Unione Europea. Oggi il paese rimane neutrale (non è membro della Nato). Tornando al parallelo con la vicenda ucraina, l’attuale fase ricorda quella austriaca della fine degli anni 40. Non solo Washington sta riflettendo all’idea di fornire armi all’esercito ucraino, ma l’alleanza militare ha appena circondato la Russia, creando nuovi centri di comando nei paesi dell’Est Europa. La crisi ucraina è destinata a continuare.
(Nella foto, Orson Welles, che all’epoca aveva 34 anni, in una immagine di The Third Man, un film nella Vienna del 1949)