La Germania esporta eco-progetti – 20/05/08

BIELEFELD – La tastiera assomiglia a quella di una consolle per videogiochi. Lo schermo è relativamente piccolo e risponde al contatto delle dita di una mano. A prima vista l’insieme non è molto diverso da un classico computer da tavolo. In realtà, l’apparecchio non serve a navigare su internet o a scrivere una lettera. È un sistema elettronico che consente di agire da lontano sull’intera facciata di un edificio.
Con il tocco di un dito è possibile aprire le finestre a vasistas, chiudere le persiane scorrevoli, tirare le tende, accendere le luci e regolare la loro intensità. La dimostrazione si svolge nella sede di Schüco, un’azienda tedesca specializzata nella produzione di pannelli solari, infissi e facciate della nuova generazione: non più un assemblaggio immobile di pietre, piuttosto un insieme di sofisticati meccanismi in movimento tutti volti al risparmio energetico.

Da Bielefeld, una cittadina del Nord-Reno Vestfalia, Schüco, 5mila dipendenti e un fatturato di 1,8 miliardi di euro, sta cavalcando con successo la crescente sensibilità ecologica a livello mondiale. Nel 2007, ha esportato quasi il 55% della sua produzione, rispetto al 49,5% dell’anno precedente. «Nel 2000 eravamo presenti in 50 Paesi del mondo – spiega il presidente, Dirk U. Hindrichs -. Oggi siamo in 80 Paesi. E nel 2015 puntiamo a quota 120».
La società di Bielefeld, nata subito dopo la guerra (nel 1951 era specializzata nella costruzione di insegne per negozi), dovrebbe commercializzare nei prossimi mesi un nuovo tipo di pannello solare. Prodotto in uno stabilimento del Sachsen-Anhalt, si basa su un film sottile che può essere spalmato su qualsiasi rivestimento in vetro. La materia prima non è il silicio, ma materiali quali il cadmio, l’indio e il selenio.
Schüco non è un caso isolato. La Germania ha fatto della lotta all’inquinamento e del risparmio energetico un pilastro della crescita economica. Ormai non passa giorno senza che una società tedesca annunci commesse miliardarie in un settore che comprende certo le energie rinnovabili, ma anche sofisticati meccanismi per risparmiare energia o nuove tecnologie per il riciclo dei rifiuti e per il bonifico degli impianti industriali, in particolare nei mercati emergenti.
Secondo un sondaggio Tnt Infratest, il 45% delle società edili tedesche è impegnato nella costruzione di edifici ecologici. Il ministero per l’Ambiente ha quindi lanciato una iniziativa intitolata Exportinitiative Energieeffizienz. L’obiettivo è proprio di fare dell’efficienza energetica un prodotto da export. Il sottosegretario Matthias Machnig sostiene che il mercato dell’ecologia vale mille miliardi di euro, un valore destinato a raddoppiare entro il 2020.
Mancano in questo campo, a cavallo tra molti settori dell’economia, cifre precise sul peso di questo mercato nell’economia e nelle esportazioni tedesche. Alcuni dati però possono dare l’idea del fenomeno. Complice il forte aumento del prezzo del petrolio, il numero delle persone impiegate nel mondo delle energie rinnovabili è salito tra il 2004 e il 2007 da 160mila a 249mila. Le esportazioni in questo settore sono aumentate da 2,5 miliardi nel 2004 a 12 miliardi nel 2007.
«L’ambiente è diventato un fattore importante della crescita economica – spiega Jens Nagel, un dirigente della Bga, l’associazione degli esportatori tedeschi –. Prenda per esempio il settore dell’energia eolica: in 10 anni i posti di lavoro sono passati da 10mila a 80mila, e l’80% del fatturato, pari a 8 miliardi di euro nel 2007, è esportato. Nel solare, le esportazioni ammontano ormai a un miliardo di euro, dai 190 milioni del 2004».
È dei giorni scorsi la notizia che l’Aula Paolo VI in Vaticano verrà ricoperta da quasi 2mila pannelli solari prodotti in Germania. I mercati di riferimento delle imprese tedesche però non sono solo l’Europa e gli Stati Uniti. «Le energie rinnovabili – prosegue Nagel – attirano molte economie emergenti, come la Corea, la Thailandia, le Filippine o il Vietnam. Tutti Paesi che non sono grandi produttori di petrolio».
Le fonti energetiche rispettose dell’ambiente sono però solo una faccia della medaglia. Le imprese tedesche sono all’avanguardia anche nella gestione dei rifiuti o delle riserve acquifere: «A livello mondiale si prevedono nei prossimi 12 anni investimenti per 44 miliardi di euro in questo settore – dice Karsten Hintzmann, portavoce della Bde, l’associazione che riunisce le imprese della categoria – Gran parte del denaro sarà utilizzato per la costruzione di inceneritori».
Dal canto suo, Hindrichs, il presidente di Schüco, divide il mondo in tre grandi aree geografiche: Europa e Stati Uniti, i Paesi emergenti dell’Asia, e l’Africa. La prima regione rappresenta tuttora il 90% del fatturato, ma la seconda, oggi al 9%, è destinata a vedere la sua quota aumentare nei prossimi cinque anni. In parte è anche un problema normativo, per esempio nella costruzione delle case: «Lavoriamo molto con il Governo cinese in questo campo» spiega Hindrichs.
Peraltro, il dirigente d’impresa ammette che in molti Paesi emergenti l’ecologia è troppo spesso considerata un ostacolo alla crescita, un costo piuttosto che un beneficio. Eppure Hindrichs è convinto che l’attenzione all’ecologia e all’ambiente stia crescendo, e che anche l’Africa tra qualche anno diventerà per Schüco un mercato significativo. In questo senso cita già alcuni Paese promettenti, quali la Nigeria e il Sudafrica.
B.R.