Il partito socialdemocratico tedesco è stato negli ultimi giorni teatro di una nuova rivoluzione di palazzo, che ha contribuito a scombussolare le carte a 12 mesi dal voto politico. La sorpresa non è stata tanto la nomina domenica di Frank-Walter Steinmeier a candidato-cancelliere per le prossime elezioni federali del settembre 2009, quanto le dimissioni di Kurt Beck e l’arrivo di Franz Müntefering alla presidenza dell’Spd. Il nuovo vertice rappresenta l’ala moderata del movimento politico: sia Steinmeier che Müntefering sono ex collaboratori dell’ex cancelliere Gerhard Schröder, e come tali hanno appoggiato il pacchetto di riforme economiche Agenda 2010, oggi tanto criticato dalla sinistra del partito. Steinmeier, attuale ministro degli Esteri nel Governo di grande coalizione, ha criticato in questi mesi lo spostamente del partito verso sinistra. In un documento approvato lunedì dal vertice dell’SPD si tenta di riunire sotto a uno stesso tetto orientamenti liberali e giustizia sociale. Si parla di una "Germania solidale" nella quale un’economia dinamica è ritenuta una condizione necessaria per la mobilità sociale. Obiettivo: riequilibrare almeno in parte l’SPD, respingendo l’assalto dei democristiani che con il cancelliere Angela Merkel dominano il centro. La scelta comporta non pochi rischi, il primo dei quali è un rafforzamento di Die Linke, il partito della sinistra radicale guidato dal carismatico Oskar Lafontaine.
Lafontaine si è detto certo che la nomina del duo Steinmeier-Müntefering permetterà a Die Linke di crescere. Anzi: ha invitato gli esponenti dell’Spd critici del nuovo vertice ad aderire al partito della sinistra radicale che raggruppa ex sindacalisti, ex comunisti ed ex socialdemocratici e che ormai oscilla nei sondaggi intorno al 14%. Un sondaggio pubblicato oggi mostra che in prima battuta il cambio al vertice è piaciuto: l’SPD ha guadagnato quattro punti, passando dal 22 al 26%. Il candidato-cancelliere vuole probabilmente consentire al partito di avere un margine maggiore nel gioco delle coalizioni. Schiacciato a sinistra, l’unica possibilità era un’alleanza (controversa) con i Verdi e Die Linke. Aprendosi al centro può pensare di recuperare voti, strizzando l’occhio anche ai Liberali. Non è un caso se questa settimana, il futuro leader ecologista Cem Özdemir si è detto favorevole a una Ampelkoalition, una coalizione-semaforo, così chiamata per i colori dei tre partiti SPD-FDP-Verdi. Per il duo Steinmeier-Müntefering l’impegno è arduo: aprire al centro senza trascurare l’ala sinistra del partito. A un anno dal voto, e mentre l’economia lancia preoccupanti segnali di debolezza, l’esito delle elezioni è aperto. Certo, un’alleanza CDU-FDP appare quella più probabile, ma la situazione è straordinariamente fluida. Neppure un remake della Grosse Koalition può essere escluso in un sistema politico dove ormai i tre piccoli partiti hanno solide radici.
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Sondaggio Forsa del 9 settembre: CDU-CSU: 37%, SPD 26%, Verdi 8%, FDP 11%, Die Linke 14%