Il partito socialdemocratico tedesco è stato negli ultimi giorni teatro di una nuova rivoluzione di palazzo, che ha contribuito a scombussolare le carte a 12 mesi dal voto politico.
Lafontaine si è detto certo che la nomina del duo Steinmeier-Müntefering permetterà a Die Linke di crescere. Anzi: ha invitato gli esponenti dell’Spd critici del nuovo vertice ad aderire al partito della sinistra radicale che raggruppa ex sindacalisti, ex comunisti ed ex socialdemocratici e che ormai oscilla nei sondaggi intorno al 14%. Un sondaggio pubblicato oggi mostra che in prima battuta il cambio al vertice è piaciuto: l’SPD ha guadagnato quattro punti, passando dal 22 al 26%. Il candidato-cancelliere vuole probabilmente consentire al partito di avere un margine maggiore nel gioco delle coalizioni. Schiacciato a sinistra, l’unica possibilità era un’alleanza (controversa) con i Verdi e Die Linke. Aprendosi al centro può pensare di recuperare voti, strizzando l’occhio anche ai Liberali. Non è un caso se questa settimana, il futuro leader ecologista Cem Özdemir si è detto favorevole a una Ampelkoalition, una coalizione-semaforo, così chiamata per i colori dei tre partiti SPD-FDP-Verdi. Per il duo Steinmeier-Müntefering l’impegno è arduo: aprire al centro senza trascurare l’ala sinistra del partito. A un anno dal voto, e mentre l’economia lancia preoccupanti segnali di debolezza, l’esito delle elezioni è aperto. Certo, un’alleanza CDU-FDP appare quella più probabile, ma la situazione è straordinariamente fluida. Neppure un remake della Grosse Koalition può essere escluso in un sistema politico dove ormai i tre piccoli partiti hanno solide radici.
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Sondaggio Forsa del 9 settembre: CDU-CSU: 37%, SPD 26%, Verdi 8%, FDP 11%, Die Linke 14%