Il rapporto della Germania con Israele sta lentamente cambiando, sembra meno legato alle colpe del passato, e più attento agli interessi del presente. Una nuova conferma è giunta in questi giorni. La settimana scorsa il presidente della Repubblica tedesca Horst Köhler ha concesso la Croce al Merito, la Bundesverdienstkreuz, a una signora di 79 anni, Felicia-Amalia Langer (nella foto tratta da Internet). Ebrea nata in Polonia nel 1930, cittadina israeliana, residente in Germania dal 1990, quest'ultima è stata premiata "per la sua impressionante opera umanitaria e per il suo impegno straordinario a favore della pace, della giustizia e del rispetto dei diritti umani". Da anni, la signora Langer è impegnata a favore del riconoscimento dei diritti dei palestinesi. La scelta del presidente Köhler ha provocato vive reazioni tra gli ebrei tedeschi. Il vice presidente della Comunità Ebraica, Dieter Graumann, ha definito la scelta del Capo dello Stato "uno choc". E ha aggiunto: "La Germania ha insignito chi in maniera professionale, cronica e ossessiva demonizza Israele". Due noti scrittori di religione ebraica, Ralph Giordano e Arno Lustiger, hanno minacciato di restituire le loro onorificenze tedesche se la Bundesverdienstkreuz non verrà ritirata alla signora Langer. Al di là della polemica (in parte estiva), la vicenda è un segnale interessante di come una fetta crescente dell'establishment tedesco stia rivedendo il rapporto tedesco-israeliano.
Per decenni, la Repubblica Federale ha avuto nei confronti dello Stato ebraico un atteggiamento particolare. A causa del passato nazista, la Germania ha sempre preferito non criticare la politica isrealiana, tenendo una posizione il più possibile neutrale nel conflitto mediorientale. A 60 anni dall'Olocausto, le cose però stanno cambiando: proprio mentre l'Europa critica i recenti insediamenti israeliani a Gerusalemme Est, il presidente Köhler concede a una nota attivista pro-palestinese la più prestigiosa onorificenza tedesca. La coincidenza salta agli occhi. Il nuovo atteggiamento tedesco nei confronti di Israele, meno costretto dal peso del passato, è emerso anche attraverso recenti sondaggi. Addirittura, nel 2008, il cancelliere Angela Merkel ha pronunciato un discorso davanti alla Knesset, molto criticato dalla stampa tedesca perché troppo allineato sulle posizioni di Israele nel conflitto mediorientale. Consapevole delle sue responsabilità storiche, la Germania non vuole certo mettere a repentaglio il delicato rapporto con lo Stato ebraico, ma la scelta di premiare la signora Langer mostra come una fetta dell'establishment sia pronta a prendere le distanze dall'attuale politica israeliana, costruendo gradualmente una nuova politica estera tedesca in Medio Oriente, una regione peraltro nella quale la Repubblica Federale ha crescenti interessi economici.