FRANCOFORTE – L'Unione è forse alle prese con una nuova ondata di nazionalismo economico? Mentre in Corea del Sud il Gruppo dei 20 ha discusso animatamente del rischio di protezionismo nel commercio internazionale, in Europa si moltiplicano i casi sospetti in un contesto politicamente ed economicamente difficile. In molti paesi la crescita dei movimenti populisti sembra gettare un'ombra sul futuro del mercato unico.
La vicenda più eclatante riguarda Eurostar, l'operatore del tunnel sotto alla Manica controllato dalla Sncf, che ha scelto nuovi treni Siemens anziché Alstom. Mai prima di oggi la compagnia pubblica francese aveva tradito il costruttore nazionale. La decisione ha scatenato la rabbia del governo Fillon che ha considerato la scelta «nulla e non avvenuta», sostenendo che i treni tedeschi non rispettano alcune regole di sicurezza.
Il governo tedesco ha protestato formalmente, e la battaglia è ormai giudiziaria, davanti a un tribunale di Londra, la città nella quale ha sede Eurostar. In parallelo Deutsche Bahn ha provocato apprensione negli ambienti francesi questa settimana imboccando per la prima volta il tunnel sotto alla Manica. Il viaggio era solo un test ma prefigura la concorrenza alla Sncf nelle tratte Bruxelles-Londra e Parigi-Londra.
«La vicenda Alstom-Siemens è abbastanza emblematica delle tensioni nazionalistiche in Europa. Dal modo in cui verrà risolta potrebbe dipendere il futuro del mercato ferroviario. La soluzione che si troverà in questo caso potrebbe poi influenzare altri settori economici», spiega un diplomatico di un grande paese europeo. Mentre a Parigi si tenta di difendere le prerogative di Alstom, a Londra si sta valutando se irrigidire le regole sulle scalate societarie.
Un ente responsabile delle operazioni pubbliche di acquisto ha proposto di imporre al gruppo-predatore di meglio spiegare i suoi obiettivi e di permettere ai dipendenti della società-preda di esprimere più facilmente i loro eventuali timori. Il tentativo è di evitare investimenti di breve termine, poco attenti agli interessi di lungo termine dell'azienda, ma molti osservatori hanno visto nelle proposte anche una vena protezionistica.
Intanto, a Berlino la scalata della spagnola Acs ai danni di Hochtief è diventata una vicenda politica. Per bocca del suo portavoce, il cancelliere Angela Merkel ha spiegato di essere interessato «a che le strutture industriali di Hochtief e la sua sede restino a Essen». E ha aggiunto: «Stiamo seguendo la vicenda da molto vicino». Per ora, il governo sembra voler lasciare l'ultima parola al mercato, ma l'uscita della signora Merkel non deve sorprendere.
Come poteva il cancelliere rimane silente quando è ai minimi nei sondaggi, il partito socialdemocratico si è schierato a fianco di Hochtief, e il partito democristiano deve fare i conti a destra con la presenza di nuovi e minacciosi movimenti populisti? «Mi sembra un nuovo episodio di un vecchio feuilleton. Vicende di questo tipo – dice Nicolas Véron, economista di Bruegel – ci sono state anche nel 2005-2006, in un momento per di più di prosperità economica».
Il riferimento è ai casi Danone-PepsiCo o Arcelor-Mittal o ancora Endesa-Eon. Più significativo, secondo Véron, è il mercato bancario. L'economista attribuisce la lentezza del risanamento a una vena nazionalistica: «Se c'è poca trasparenza sui conti e quindi ancora molta incertezza è perché c'è il desiderio di raffreddare le mire straniere. Risultato: a due anni dal fallimento di Lehman Brothers l'Europa è ancora alle prese con banche malconce, a differenza degli Stati Uniti».
Il caso spagnolo è interessante. Una nuova norma permette l'entrata nelle casse di risparmio di nuovi azionisti, ma questi non possono superare metà del capitale. In generale, la cronaca di queste settimane dimostra che il momento è delicato. Il caso della Germania, grande paese esportatore, dimostra tutti i vantaggi del mercato unico. Al tempo stesso però la crescita del populismo in alcuni paesi europei potrebbe influenzare negativamente scelte e reazioni di molti governi.
B.R.