Le tensioni tra la Germania e gli altri paesi europei sono salite nuovamente nei giorni scorsi. L'incomprensione reciproca è evidente. Fino a quando i cittadini dei paesi più in difficoltà continueranno ad accettare che le imprese tedesche possano rifinanziarsi a tassi d'interesse bassissimi mentre in Italia o in Spagna il costo del denaro è tre volte più elevato? Fino a quando la Germania, che su alcune maturità del debito pubblico gode ormai di tassi d'interesse negativi, potrà pretendere ai suoi creditori di pagare un dazio pur di prestarle denaro? La crisi debitoria europea rischia di scatenare rapidamente reazioni nazionalistiche molto pericolose. In fondo al tunnel ci sono segnali di una possibile soluzione: ormai tutti sono d'accordo che per uscire dalla crisi c'è bisogno di maggiore integrazione politica europea. E' evidente però un divario tra una Germania concentrata sulle conseguenze di lungo periodo di una eventuale mutualizzazione dei debiti pubblici e gli altri paesi, comprensibilmente preoccupati dall'urgenza della situazione presente. Il confronto è tra lo sguardo lungo della Germania e lo sguardo corto dei suoi vicini. Dietro a questa differenza ci sono evidentemente le diverse condizioni di ciascuno (una Germania forte e dei vicini deboli), ma anche evidenti differenze culturali e politiche. Alle richieste tedesche di una cessione di sovranità in cambio di una mutualizzazione dei debiti (fosse solo per dare al paese più ricco una garanzia che non diventerà il Zahlmeister, l'ufficiale pagatore d'Europa), gli altri paesi tendono a insistere sull'urgenza del momento. E' la posizione francese, ma anche l'Italia sembra avere una posizione ambigua, forse ormai più ambigua di quella spagnola.
Il primo ministro Mario Monti ha partecipato mercoledì scorso a un convegno organizzato dalla Commissione Europea qui a Bruxelles. Il tema era la crescita economica. Non potendo venire di persona vi ha preso parte in teleconferenza, con un intervento di quasi un'ora. Ha fatto un'analisi ineccepibile sulla gravità della situazione economica e finanziaria, sulla necessità di mettere mano all'assetto istituzionale dell'Unione, perseguendo la strada di una maggiore integrazione europea. Ma non ha esplicitamente parlato di sovranità nazionale e della possibilità di venire incontro alla Germania su questo fronte. Eppure il ragionamento tedesco dovrebbe essere ben accetto a un europeista come Mario Monti. Come spiegare il suo atteggiamento? Teme che i partiti che sostengono il proprio governo non siano disposti a promuovere un passo così radicale? Ha ambizioni politiche personali e teme di mettere a repentaglio il suo futuro se dovesse assumere l'immagine dell'uomo che ha ceduto la sovranità nazionale? Nel suo discorso di mercoledì si è limitato a parlare dell'urgenza di avere "una sorveglianza bancaria unica". Il contrasto rispetto a un cancelliere Angela Merkel salta agli occhi: "La Germania – ha detto di recente la signora Merkel – crede che a questo stadio vi sia la necessità di mostrare ai mercati e all'opinione pubblica che la coesione della zona euro è assicurata. Al tempo stesso dobbiamo essere pronti a cedere un altro tassello di sovranità". Il nuovo accordo europeo di disciplina di bilancio (il fiscal compact) fa un passo in questa direzione, ma lascia ai governi (non a istituzioni sovranazionali, come avrebbero voluto i tedeschi) l'ultima parola sulle sanzioni da comminare al paese non virtuoso. Nel fine settimana il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy si è detto favorevole alla nascita di "un'autorità di bilancio europea" che permetta "un controllo centralizzato delle finanze pubbliche". In linea di massima la proposta spagnola è in linea con quella tedesca. La presa di posizione di Rajoy permetterà a Monti di uscire allo scoperto, e appoggiare questa soluzione?
(Nella foto, il presidente del Consiglio italiano Mario Monti)
NB: Dal fronte di Bruxelles (ex GermaniE) è anche su Facebook