L’accordo di Bruxelles al microscopio: Vere novità – False novità

Quanto c'è di nuovo nell'accordo che il governo italiano ha strappato nelle trattative bruxellesi di giovedì notte? La domanda non è banale perché una risposta potrebbe essere utile tra le altre cose per anticipare le reazioni dei mercati finanziari nei prossimi giorni e nelle prossime settimane. Ho riletto attentamente lo statuto del meccanismo di stabilità ESM, e il verdetto è: poco. Mario MontiNell'accordo della settimana scorsa i paesi della zona euro spiegano: "Affermiamo il nostro forte impegno a compiere quanto necessario per assicurare la stabilità finanziaria della zona euro, in particolare facendo ricorso, in modo flessibile ed efficace, agli strumenti EFSF/ESM esistenti al fine di stabilizzare i mercati per gli stati membri che rispettino le raccomandazioni specifiche per paese e gli altri impegni, tra cui i rispettivi calendari, nell'ambito del semestre europeo, del patto di stabilità e crescita e delle procedure per gli squilibri eccessivi. Tali condizioni dovranno figurare in un memorandum d'intesa". Gli statuti dei due fondi di stabilità permettono loro di acquistare debito sul mercato primario e secondario, sulla base di condizioni imposte al paese. Quindi da questo punto di vista, non c'è alcuna novità. Neppure il protocollo d'intesa è una novità, previsto dai trattati in tutti i casi. Non per caso, l'Italia ha iniziato le trattative del vertice cercando proprio di far sì che gli interventi dell'EFSF o dell'ESM non contemplassero un memorandum d'intesa, ma fossero in qualche modo automatici. Alcuni osservatori sostengono che la differenza rispetto al passato sta nel limitare le condizioni alle raccomandazioni specifiche pubblicate annualmente dalla Commissione o ad altri impegni già presi. Ma neppure su questo aspetto l'accordo è completamente nuovo. Riferendosi alle condizionalità di un intervento, si legge nell'articolo 12 dello statuto dell'ESM: "Tali condizioni possono spaziare da un programma di correzioni macroeconomiche al rispetto costante di condizioni di ammissibilità predefinite". Questa seconda parte è ambigua e potrebbe riferirsi curiosamente proprio alle raccomandazioni-paese della Commissione.


Un altro aspetto su cui i leader hanno dibattuto a lungo è il monitoraggio o meno del Fondo monetario internazionale. Nelle conferenze stampa di venerdì sia il cancelliere tedesco Angela Merkel che il premier italiano Mario Monti hanno escluso la presenza dell'FMI, osteggiata dal governo italiano per paura di subire uno stigma. Ma anche in questo caso non c'è grande novità. L'articolo 13, paragrafo 7, dello statuto dell'ESM spiega: "La Commissione europea – di concerto con la Banca centrale europea e, laddove possibile, insieme all'FMI – ha il compito di monitorare il rispetto delle condizioni cui è subordinato il dispositivo di assistenza finanziaria". Sia nel preambolo che all'articolo 13 lo statuto con il quale è stato istituito il meccanismo europeo di stabilità suggerisce il coinvolgimento dell'FMI, ma non lo considera vincolante. Forse la vera novità dell'intesa di Bruxelles è che nel caso in cui un paese chiede l'intervento dei fondi di stabilità l'operazione può avvenire rapidamente perché le condizioni sono note, e il protocollo d'intesa è facile da mettere a punto. Politicamente, l'Italia ha ottenuto che la questione degli interventi dei fondi di stabilità fosse discussa al consiglio e inserita in una dichiarazione ufficiale. Associato a una serie di misure per rilanciare la domanda e alla decisione di trasferire la sorveglianza bancaria alla BCE, il comunicato di venerdì offre nuove prospettive al futuro della zona euro, ma non per questo modifica radicalmente gli strumenti europei per gestire il nervosismo dei mercati, lo sconquasso greco, la crisi spagnola, e la difficile situazione italiana. Come ha spiegato un alto responsabile europeo subito dopo il vertice: l'integrazione europea "è un processo, non un prodotto".

 

(Nella foto, il presidente del Consiglio italiano Mario Monti mentre arriva al Palazzo Justus Lipsius, sede del Consiglio Europeo a Bruxelles, in occasione del vertice del 28-29 giugno 2012)

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