LUSSEMBURGO – In risposta alla crisi debitoria, l'assetto istituzionale europeo si sta rafforzando. Non c'è solo il paracadute monetario della Banca centrale europea, o la cassaforte finanziaria del Meccanismo europeo di stabilità. C'è anche il braccio economico della Banca europea per gli investimenti. Tre istituzioni complementari, in tre settori cruciali della politica europea. Anche dal Lussemburgo, dove ha sede la Bei, il futuro della zona euro sembra (finalmente) prendere forma.
Werner Hoyer è diventato presidente della banca esattamente un anno fa. Ex ministro di Stato per gli affari esteri in Germania, Hoyer, 61 anni, è esponente di un partito liberale tedesco che di recente ha flirtato pericolosamente con l'euroscetticismo. In compenso, l'europeismo di Hoyer non può essere messo in dubbio. Incontrando alcuni giornalisti a Lussemburgo ha voluto spiegare come intende rafforzare ulteriormente il ruolo della Bei nel 2013.
«La banca è cresciuta incredibilmente negli ultimi anni, ma senza farsi notare – spiega Hoyer –. Tra il 2009 e il 2012 ha fatto un gran lavoro nell'aiutare a sostenere l'economia». Si è potuta adoperare utilizzando il denaro accumulato nel tempo. Dinanzi alla crisi debitoria, «per mantenere lo slancio, abbiamo chiesto ai nostri azionisti di aumentare il capitale di 10 miliardi di euro». I nuovi fondi, attesi via via, avranno il merito di essere versati e non solo sottoscritti.
«Grazie all'aumento di capitale – prosegue l'uomo politico – vogliamo aiutare la nave a virare, permettendo alla banca di diventare anticiclica e proactive» (cioè attiva e tempestiva). In passato la Bei aveva l'abitudine di analizzare i progetti e decidere se approvarli o meno, garantendo prestiti e finanziamenti. «Ora vorrà anche avvicinare potenziali clienti in modo proactive, presentando loro idee di nuovi progetti». Non per altro sono numerosi alla Bei gli ingegneri o gli scienziati.
La banca ha attualmente circa 2mila dipendenti, la maggioranza in Lussemburgo, anche se in alcuni Paesi, come in Italia, l'ufficio di rappresentanza è particolarmente importante. Il consiglio di amministrazione ha deciso di aumentare il personale dell'8%. Ciò si tradurrà nell'assunzione di circa 160 nuove persone. L'istituzione lussemburghese ha raggiunto i suoi obiettivi di esborsi nel 2012 (50 miliardi di euro) e prevede nel 2013 un aumento del 40%.
«Nel 2011, abbiamo emesso obbligazioni sui mercati finanziari per un totale di 76 miliardi di euro – spiega ancora Hoyer –. Nel 2012 abbiamo raggiunto i 71 miliardi anticipando in parte il finanziamento previsto l'anno prossimo. Il nostro obiettivo per il 2013 è di 70 miliardi». In questi anni, la Bei si è concentrata soprattutto sui paesi in crisi. La banca, che raccoglie denaro sui mercati per poi darlo in prestito, è presente in particolare in Italia e in Spagna, ma anche in Grecia, Irlanda e Portogallo.
«L'Italia ha una cultura di piccole e medie imprese molto vivace, ricca e attiva – racconta il presidente della banca –. Sono convinto che queste società metteranno a punto idee di progetti. Purtroppo, restano differenze regionali. Il premier Mario Monti mi dice di fare di più nel Mezzogiorno. Stiamo lavorando attivamente per identificare progetti di valore che sostengano la crescita, l'occupazione e l'innovazione». Proprio l'innovazione è un aspetto che preoccupa Hoyer.
Il presidente della Bei nota che l'Europa è all'origine di circa il 50% di tutti i brevetti a livello mondiale, ma metà dei brevetti europei provengono da una manciata di Paesi. La speranza di molti è che le nuove obbligazioni a progetto, le quali dovrebbero vedere la luce nei prossimi mesi, siano di aiuto nel promuovere anche l'innovazione nel Sud del continente. I soldi a disposizione sono circa 230 milioni con l'obiettivo di creare nuovi investimenti per 4,6 miliardi.
«C'è grande entusiasmo per questi nuovi strumenti finanziari. Dobbiamo però capire che devono superare il test del mercato», avverte Hoyer, ricordando la concorrenza dei partenariati pubblici-privati. «Il Parlamento europeo vuole che approviamo i primi progetti il più presto possibile. È probabile quindi che i primi project bond scatteranno in Paesi dove i problemi finanziari ed economici sono meno acuti, come in Germania o nel Benelux, ma il nostro obiettivo è di utilizzarli in tutta Europa».
Nell'assetto istituzionale europeo la Bce, l'Esm e la Bei hanno compiti ben definiti. La prima gestisce l'arma monetaria, rassicurando i mercati; la seconda aiuta finanziariamente gli Stati membri più in difficoltà; la terza sostiene l'economia. Le tre istituzioni sono nate in momenti diversi – la Bei nel 1958, la Bce nel 1998, l'Esm nel 2012 – eppure appartengono a un armamentario di strumenti che appare sempre più omogeneo, sempre più solido, soprattutto se associato a una unione bancaria.
«La nascita dell'Esm – conclude Hoyer – è un segnale molto forte di quanto l'Europa sia determinata nell'affrontare le radici della crisi. Le tre istituzioni – la Bce, la Bei e l'Esm – fanno parte di un grande mosaico e riflettono il modo in cui l'Unione sta rispondendo alle sfide di oggi. C'è una forte interazione tra di noi, e sono convnto che messaggi unici, provenienti dalle tre istituzioni, oltre che dalla Commissione e dall'Eurogruppo, siano necessari». B.R.