Il Parlamento europeo si dimostra ogni giorno più importante e cruciale nell'assetto istituzionale dell'Unione; anche se la sua rappresentatività è messa regolarmente in dubbio e una riforma della sua composizione rischia di non migliorare la situazione. Negli scorsi giorni, l'assemblea si è imposta in alcune trattative cruciali: sui bonus ai banchieri, stabilendo limiti al salario flessibile; e sul rafforzamento del Patto di Stabilità e di Crescita, chiedendo alla Commissione di preparare un rapporto sulla mutualizzazione dei debiti pubblici. Anche la prossima settimana non mancheranno le occasioni in cui il Parlamento si farà notare. Il 12 marzo, la Commissione presenterà una comunicazione in cui esorterà i raggruppamenti politici europei a presentarsi alle prossime elezioni europee del 2014 con un loro candidato alla presidenza dell'esecutivo comunitario. Sempre la settimana prossima, i deputati voteranno una risoluzione sul prossimo bilancio comunitario 2014-2020, chiedendo che il progetto approvato dal Consiglio possa essere modificato anno per anno a seconda della situazione economica. Infine, il Parlamento dovrà anche discutere della sua composizione, un aspetto che può apparire procedurale e banale, ma che in realtà ha cruciali implicazioni politiche. Due fattori si assoceranno nei prossimi mesi e che impongono all'assemblea di rivedere il numero dei deputati: l'entrata della Croazia nell'Unione, dal 1° luglio, e la norma del Trattato di Lisbona che prevede un massimo di 751 parlamentari nella prossima legislatura. Oggi sono 754.
È già stato stabilito che la Croazia avrà 12 rappresentanti. Si tratta quindi di ridurre il numero dei deputati oggi spettanti agli altri paesi di 15 persone. Il principio su cui si è optato è quello della proporzionalità degressiva, che dovrebbe assicurare una rappresentanza minima dei piccoli paesi limitando quella dei grandi paesi. Peraltro, si vuole che nessuno dei paesi guadagni seggi, e che nessuno dei paesi ne perda più di uno. Parlando a La Libre Belgique, Olivier Costa professore all'Université Libre de Bruxelles, ha spiegato che "una chiave di ripartizione basata solamente sulla demografia non è possibile perché significherebbe che Malta non avrebbe alcun deputato o che la Germania dovrebbe averne 1.500". Difficile in queste circostanze trovare un giusto equilibrio. La battaglia è già in corso; ha risvolti nazionali ma anche regionali. La Svezia non vuole perdere i suoi 20 rappresentanti, e per ora è riuscita a mantenere intatto il suo gruppo parlamentare, imponendo all'Austria di scendere da 19 a 18. La Svezia conta 9,5 milioni di abitanti; l'Austria 8,4 milioni. Il bilanciamento ha favorito Stoccolma ai danni di Vienna. Il caso belga è ancor più controverso. Il paese, diviso in comunità linguistiche, conta oggi 22 deputati. Il numero potrebbe scendere a 21. La sottile alchimia belga prevede tredici deputati fiamminghi, otto deputati francofoni e un deputato di lingua tedesca. Poiché nel corso del tempo la Vallonia ha perso tre parlamentari europei, crescono le possibilità che a essere penalizzata sia la regione germanofona del paese, abitata da appena 70mila persone. Il ministro-presidente della comunità germanofona Karl-Heinz Lambertz già protesta. Nota tra le altre cose che i sei deputati lussemburghesi rappresentano 500mila cittadini del Granducato, più o meno in linea con le proporzioni in Belgio. C'è da chiedersi però se il sistema attuale sia particolarmente equo. Oggi un deputato maltese rappresenta 69.352 elettori maltesi, mentre un parlamentare francese rappresenta 883.756 cittadini francesi, e un deputato tedesco 826.704 elettori tedeschi, secondo i calcoli della Fondation Robert Schuman di Parigi. Proprio questa situazione induce la Corte costituzionale tedesca di Karlsruhe a non riconoscere il carattere pienamente democratico dell'assemblea europea. Se l'Unione vorrà rafforzare la rappresentatività del Parlamento dovrà mettere mano a questo aspetto rapidamente, tanto più che l'assemblea sta assumendo un ruolo sempre più importante. Non è forse preferabile abbandonare una composizione basata su circoscrizioni nazionali e sul peso dei singoli paesi? Peraltro questo sistema non ha contribuito finora ad avvicinare l'assemblea ai cittadini. Il tasso di partecipazione alle ultime elezioni europee è stato di appena il 43%. In 18 paesi su 27 è stato inferiore al 50%.
(Nella foto, una seduta in plenaria del Parlamento europeo)
NB: Dal fronte di Bruxelles (ex GermaniE) è anche su Facebook