I rischi del riarmo tedesco – L’urgenza di nuovi equilibri nella coppia franco-tedesca e in Europa

In poche settimane, il cancelliere in pectore Friedrich Merz ha imposto una svolta alla Germania, modificando la Costituzione e permettendo nuovo debito per investire in difesa e in infrastrutture.

La scelta è stata salutata positivamente. La Germania sta assumendo responsabilità politiche ed economiche che per decenni aveva evitato. La nuova America di Donald Trump è riuscita a scuotere l’establishment tedesco dal suo dormiveglia.

C’era e c’è la sensazione che senza la Germania una nuova sovranità europea anche in campo militare fosse e sia impossibile.

Eppure, il riarmo della Germania – perché di questo in fondo si tratta – non può avvenire a bocce ferme, per così dire.

Al centro del continente, il paese è sempre stato oggetto di un drammatico dilemma. Storicamente, la Germania è stata o troppo debole (come nel Seicento e nel Settecento) o troppo forte (come alla fine dell’Ottocento e all’inizio del Novecento). Le altre potenze si sono coalizzate contro di essa o ne sono state dominate.

Per certi versi la Storia europea dimostra come la stabilità del continente sia funzione soprattutto della forza della Germania.

Jean Monnet (1888-1979)

Dalla fine della Seconda guerra e poi successivamente dopo la Caduta del Muro di Berlino la straordinaria energia del paese è stata convogliata dalla doppia presenza del progetto europeo e dell’alleanza americana. La Germania ha affidato la propria sicurezza agli Stati Uniti, incanalando la sua forza economica prima nel mercato comune e poi nella moneta unica.

Il riarmo tedesco ha già provocato i primi dubbi sul fronte finanziario. Il prossimo indebitamento della Germania ha scatenato uno straordinario aumento dei rendimenti obbligazionari, soprattutto nei paesi più indebitati, come la Francia e l’Italia.

L’impatto potrebbe rivelarsi notevole, perché potrebbe tradursi non solo in un aumento dei costi di servizio del debito pubblico, ma anche in tensioni sui mercati obbligazionari e tra i governi nazionali, tensioni non dissimili da quelle scatenate dalla crisi debitoria di un decennio fa.

Dubbi poi potrebbero emergere anche sul fronte politico. Il progetto europeo è poggiato per 70 anni su delicati equilibri, anche militari. L’ombrello americano non ha consentito solo ai paesi europei di concentrare la spesa pubblica su welfare e previdenza. Ha anche avuto un ruolo nel compensare agli occhi dei tedeschi la force de frappe francese.

In questo senso, il disimpegno americano e il riarmo tedesco impongono alla coppia franco-tedesca di trovare una nuova armonia, un nuovo ambito in cui possano essere arginate le eventuali spinte centrifughe e nazionaliste.

Jean Monnet (1888-1979) credeva fermamente che per evitare nuovi conflitti in Europa fosse necessario mettere in comune la gestione dell’acciaio e del carbone, le due materie prime che nei secoli avevano contribuito a numerose guerre sul continente. Nel 1952 nacque così la CECA.

L’uomo politico francese aveva ragione, e da allora il progetto comunitario ha fatto passi da gigante, successivamente con la nascita della CEE e poi dell’Unione europea. Oggi la stessa comunità d’intenti, la stessa condivisione degli strumenti e dei poteri appaiono urgenti, per evitare tensioni finanziarie, per sfogare pressioni nazionaliste, per prevenire corse al riarmo e squilibri pericolosi. Il ragionamento di Jean Monnet rimane straordinariamente attuale.

  • habsb |

    egr. dr. Romano

    a me pare che il rischio più grosso del riarmo tedesco, anche considerando le cifre astronomiche evocate, è quello di indirizzare le risorse del paese (finanziarie, produttive…) verso un settore sterile e improduttivo.
    Produrre chip elettronici significa poterli utilizzare nei robot. Produrre un robot significa poterlo utilizzare per costruire veicoli. Produrre veicoli significa poter movimentare merci.
    Invece produrre un Leopard o un missile significa lasciarli arrugginire negli hangar.
    Certo le armi richiedono componenti, ma una volta costruite non diventano esse stesse strumenti per altre produzioni, tutto si ferma li’

    Una delle cause principali della caduta dell’URSS fu proprio l’eccesso di spese militari deciso dai gerarchi ottantenni di fronte al bluff delle guerre stellari di Reagan. Un’URSS armata fino ai denti ma che poi mancava di tutto. Oggi i tedeschi parlano di riconvertire le linee di produzione automobilistiche in fabbriche d’armi.
    Siamo forse condannati a ripetere gli errori dei sovietici ?

  Post Precedente