Una selva di voci segna il clima politico bruxellese. Tutti o quasi si chiedono se Marine Le Pen e Giorgia Meloni possano diventare la nuova coppia della politica europea. Se non nei loro governi rispettivi, almeno al Parlamento europeo. Dopotutto guidano partiti non troppo dissimili, entrambi conservatori e nazionalisti. Ma altrettanto euroscettici?
Non proprio. Il sovranismo e l’euroscetticismo sono in Francia due sentimenti assai più radicati che in Italia.
La Grande Nation ha radici millenarie.
Cominciamo dalla geografia. Dopotutto, come diceva Napoleone: “Gli Stati hanno la politica della loro geografia”. Da secoli il territorio francese è chiaramente delimitato, dalle Alpi a Est, dall’Oceano atlantico a Ovest, dai Pirenei e dal Mediterraneo a Sud.
La Cattedrale di Reims ha ospitato le cerimonie di incoronazione dei Re di Francia fin dal 496 quando vi fu battezzato Clodoveo I. Da allora seguirono i sacri di Luigi I nell’816, Luigi IX detto San Luigi nel 1226, Luigi XIV detto il Re Sole nel 1654, Carlo X nel 1825. In tutto 33 sovrani sono stati incoronati a Reims, la capitale della Champagne.
Anche la lingua francese è secolare. Fin dal XVI secolo, Francesco I abolì d’autorità i dialetti e impose una lingua nazionale. L’Accademia di Francia vide la luce nel 1635, su iniziativa del Cardinale di Richelieu.
Insomma, la storia di Francia è quella di un paese, o meglio di uno Stato, che è riuscito incredibilmente a sopravvivere ai secoli, e alle sconfitte. In verità, il sentimento nazionalista impregna l’intera società, pur con enfasi diverse tra individui e tra classi sociali. Non tutti sono chauvinistes, molti sono nationalistes.
Lo stesso non può dirsi in Italia. Non solo perché l’unificazione nazionale è assai più recente, e non solo perché il regionalismo è molto più accentuato. Gioca certamente la storica presenza di potenze occupanti. Anziché combatterlo, l’italiano ha più che altro approfittato dello straniero per indebolire il proprio vicino, in una perenne guerra di campanili locali.
Anche la Chiesa cattolica ha avuto un proprio ruolo. È stata per secoli potere spirituale e potere temporale. Per anni dopo l’unificazione del paese molti romani provavano (nel migliore dei casi) una doppia lealtà, verso la Santa Sede e verso lo Stato italiano.
La premier Giorgia Meloni parla di nazione anziché di Stato o di paese, e ha contribuito a seminare il territorio di bandiere nazionali, anche sui pacchetti dei generi alimentari. Ma il nazionalismo all’italiana è uno strumento politico, più che un sentimento popolare. Tende a essere velleitario, venato di vittimismo, e quindi più che altro opportunista.
Nei due paesi, il grado di euroscetticismo non può che essere il riflesso del rispettivo sentimento nazionale. In Francia è più forte che in Italia.
Secondo l’ultimo Eurobarometro, solo il 37% dei francesi ha una immagine positiva dell’Unione europea, rispetto al 46% degli italiani (in passato il livello in Italia era assai più elevato).
In un libro del 2013 (Ces Français, fossoyeurs de l’euro *), Arnaud Leparmentier racconta con minuzia di dettagli come la Francia in fondo abbia vissuto con sentimenti contrastanti la creazione dell’unione monetaria, tentando in varie occasioni di ostacolare la nascita della moneta unica.
“François Mitterrand lanciò l’euro senza fare l’unione politica. Edouard Balladur respinse l’idea di creare un nocciolo duro strutturato intorno alla moneta unica, così come proposto da due deputati democristiani tedeschi, Karl Lamers e Wolfgang Schäuble. Lionel Jospin voleva l’Europa, purché fosse socialista. Jacques Chirac fu responsabile del fallimento del Trattato di Nizza del 2000, della violazione del Patto di Stabilità (…) nel 2003, del No al referendum sulla nuova Costituzione europea nel 2005. Nicolas Sarkozy voleva l’Europa purché egli potesse decidere tutto”.
Prima, tra il 1965 e il 1966, Parigi aveva bloccato le istituzioni comunitarie con la politica della sedia vuota. Prima ancora, nel 1954, l’Assemblea Nazionale aveva bocciato la Comunità europea di Difesa.
Insomma, mentre l’euroscettismo francese incarnato da Marine Le Pen è pronta a flirtare con una Frexit (il liberale Jean-Louis Bourlanges parla di “una Frexit a tasselli”), difficilmente l’euroscetticismo italiano incarnato da Giorgia Meloni potrebbe portare a una Italexit.
D’altro canto, i francesi credono fermamente alla missione universalista del loro paese. L’Europa è una costruzione che idealmente deve essere ad immagine e somiglianza della Francia.
Per gli italiani, invece, l’Europa è uno strumento che sopperisce alle storiche debolezze del paese, un ideale che permette loro di prendere le distanze da una storia di voltagabbana di cui in fondo si vergognano.
(Nella foto d’archivio dell’agenzia di stampa DPA, Giorgia Meloni, 47 anni, a sinistra, insieme a Marine Le Pen, 55 anni)
* In italiano: I francesi, becchini dell’euro. Ces Français, fossoyeurs de l’euro, Plon, Parigi, 2013.