L’anno bruxellese sta terminando mentre il Parlamento europeo è alle prese con uno scandalo dalle proporzioni ancora indefinite. Quattro persone sono state fermate con l’accusa di corruzione, riciclaggio di denaro e organizzazione criminale. Tre di loro – una delle quali era vicepresidente dell’assemblea – sono ancora in custodia, la quarta è stata liberata, ma deve portare un braccialetto elettronico. Due paesi avrebbero versato tangenti: il Qatar e il Marocco.
Se i contorni dello scandalo dovessero rimanere circoscritti alle persone e ai paesi finora coinvolti, la vicenda avrebbe dopotutto un impatto limitato. Al tempo stesso, il caso Qatargate, come viene ormai chiamato, ci offre la possibilità di alcune riflessioni.
Prima di tutto sulle regole deontologiche del Parlamento europeo. Le norme esistono, ma sono relativamente flebili, in un contesto istituzionale peraltro discutibile. Alcune premesse.
Non è proibito ai deputati avere un secondo lavoro. Secondo una ricerca di Transparency International, nel 2021 il 25% dei parlamentari aveva almeno una seconda occupazione. L’unico ostacolo e che questa non deve essere in conflitto d’interesse con il ruolo di eurodeputato.
Incontri con i lobbisti devono essere resi pubblici solo se hanno a che fare con un testo legislativo di cui il deputato si occupa direttamente. Non vi sono regole di trasparenza per quanto riguarda gli incontri con esponenti di paesi terzi. Inviti (ivi compreso il rimborso di viaggi, spese di albergo e di ristorante) possono essere accettati, se riguardano il mandato parlamentare.
Oltre all’indennità di parlamentare, il deputato riceve ogni mese la somma di 4.416 euro che dovrebbe spendere in settori ben specifici (affitto di ufficio nel paese di origine, bollette elettriche e telefoniche etc). Tuttavia, non vi è alcun obbligo di rendiconto: “Attualmente non c’è assolutamente alcuna trasparenza, né controllo finanziario”, spiega sempre Transparency International.
Le regole deontologiche del Parlamento europeo sono, tra le altre cose, un compromesso tra le tante regole nazionali. Al netto delle tradizioni di ciascun paese, il tentativo è di trovare un delicato equilibrio tra la necessità di garantire la trasparenza nella vita politica e l’importanza di preservare la libertà di colui che è stato eletto.
Mi chiedo se lo stesso assetto istituzionale non induca ad abitudini poco rigorose, e magari a nuove forme di avidità. Il gigantesco trasferimento dell’intero Parlamento da Bruxelles a Strasburgo una volta al mese per la sessione plenaria dell’assemblea comporta inevitabilmente un costo non da poco, con un lungo corollario di indennità, diarie e rimborsi-spese.
Fatto sta che, più in generale, la vicenda dimostra quanto il Parlamento europeo sia diventato importante nell’iter decisionale comunitario. Partecipa in prima battuta all’elaborazione di regole e norme di una unione che stabilisce standard mondiali in campo industriale, ambientale, tecnologico e anche sanitario. La UE è ormai una potenza regolamentare di livello globale.
L’assemblea parlamentare non è l’anello debole (e inutile) della costruzione comunitaria, come tendono a pensare molti critici. È uno snodo cruciale nella vita politica dell’Unione europea. Nel solo 2021, il Parlamento europeo ha portato a termine 231 iter legislativi (202 nel 2020).
In fondo, lo scandalo di questi giorni conferma questo aspetto, se è vero che alcuni paesi terzi sarebbero pronti a corrompere pur di avere dalla propria parte alcuni parlamentari per migliorare la propria immagine, se non addirittura per modificare determinati testi legislativi. A guardare la vicenda con le lenti dell’ottimismo, il caso potrebbe in realtà simboleggiare il passaggio del Parlamento europeo all’età adulta.
(Nella foto © John THYS / AFP, l’attuale presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, 43 anni)