L’invasione russa dell’Ucraina ha indotto nel dibattito pubblico a non pochi paralleli storici.
C’è chi ha visto nelle scelte russe l’occupazione nazista dei Sudeti nel 1938, una regione popolata da minoranze tedesche. C’è chi ha ricordato il confronto tra Stati Uniti e Russia del 1962 a Cuba, quando Mosca impose a Washington di traslocare i missili dispiegati in Turchia, pericolosamente ai confini dell’impero sovietico. E chi ancora teme che l’escalation di sanzioni e contro-sanzioni tra Mosca e Washington possa provocare un remake del 1941. L’attacco giapponese contro Pearl Harbor (e la conseguente entrata in guerra degli Stati Uniti) giunse dopo che la Casa Bianca ebbe bloccato l’esportazione di petrolio verso il Giappone.
Conducendo la rassegna stampa di Radio 3 nella prima settimana di marzo, mi è venuto in mente un altro parallelo storico: quello con la Guerra di Spagna del 1936-1939. So bene che il contesto è diverso. Allora, in Spagna, il confronto era tra i monarchici conservatori e nazionalisti e i repubblicani comunisti e socialisti. La guerra era essenzialmente civile. Ma anche allora come oggi la società europea era terribilmente divisa.
Molti giovani europei andarono a combattere in Spagna. Sul fronte comunista si arruolarono non meno 40mila persone provenienti da oltre 50 paesi, con l’appoggio dell’Unione Sovietica. Sul versante opposto giunsero soldati o volontari italiani, portoghesi e tedeschi. Gli alleati dei due campi inviarono armi e altro materiale. Il romanzo di Ernst Hemingway – For Whom the Bell Tolls – racconta l’esperienza di un giovane professore americano arruolato insieme ai repubblicani e incaricato di distruggere un ponte cruciale nella strategia franchista. In compenso, un giovane italiano che da lì a poco sarebbe entrato in diplomazia, Edgardo Sogno (1915-2000), combatté contro i comunisti.
Come dicevo i tempi sono diversi, ma le reazioni emotive non mancano anche oggi. Volontari sono partiti in Ucraina difendere il paese contro l’invasione russa. So personalmente di un giovane francese che si è arruolato nella Legione Straniera dopo essersi laureato in chimica. Un altro francese, diciottenne, è partito per l’Europa orientale dall’oggi al domani. La famiglia lo ha recuperato all’ultimo mentre transitava da Berlino. Sul fronte opposto, il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu ha detto che ci sarebbero 16.000 volontari in Medio Oriente pronti a combattere a fianco delle forze russe.
Nel frattempo, la società italiana è spaccata tra pro-ucraini e pro-russi. I primi ritengono che il paese sia oggetto di un inaccettabile, ingiustificato e sanguinoso attacco militare di Mosca. L’Ucraina è vittima del suo vicino, quasi quattro volte più popoloso, e comunque più grande, più ricco e più potente anche in termini militari. I secondi considerano che l’Ucraina non ha fatto altro in questi anni che stuzzicare il suo vicino russo, combattendo la comunità russofona nel Dombass e coltivando i suoi rapporti con l’Occidente. Sostengono inoltre che dietro all’establishment ucraino, accusato in alcuni casi di neonazismo, si nascondi in realtà la longa manus americana. Accusano poi la Nato di essersi colpevolmente espansa verso Est, scatenando a Mosca un sentimento di accerchiamento.
Ancora una volta in Italia i temi di politica estera sono occasione per divisioni di politica interna. Nello stesso modo in cui durante la Guerra di Spagna il confronto era tra comunisti e fascisti, oggi il confronto è tra il liberalismo di stampo occidentale, segnato da una tendenza messianica, e l’illiberalismo di stampo autoritario, condito da un sentimento anti-americano e da una nostalgia di grandeur comunista. La guerra civile spagnola fu a modo suo un piccolo conflitto mondiale, tenuto conto di quanti paesi furono coinvolti direttamente o indirettamente. Da lì a poco scoppiò la Seconda guerra mondiale.