Da qualche giorno ormai l’Italia è alle prese con un nuovo scandalo, dalle proporzioni ancora tutte da definire. Sussidi alle ristrutturazioni di case ed appartamenti, voluti dal governo Conte II, sono stati oggetto di imbrogli per vari miliardi di euro. L’attuale ministro delle Finanze, Daniele Franco, ha spiegato venerdì scorso che si tratta di “una delle truffe più grandi nella storia della Repubblica”.
In buona sostanza, decine se non centinaia di aziende e persone avrebbero dichiarato lavori fittizi pur di incassare crediti d’imposta. A quanto si capisce, il danno per le casse dello Stato ammonterebbe ad almeno 4 miliardi di euro. I raggiri sarebbero stati facilitati dall’assenza di controlli precisi previsti dalla legge.
Mi è tornato in mente un negoziato tra i Ventisette, in un vertice bruxellese di quattro giorni nel luglio del 2020. Si trattava di creare il NextGenerationEU, un fondo finanziato da denaro raccolto sui mercati dalla Commissione europea in nome dei paesi membri e del valore di circa 750 miliardi di euro. Ai tempi l’Italia era guidata dal governo Conte II (M5S, Partito Democratico, Liberi & Uguali).
Eravamo nei primi mesi della pandemia da coronavirus e si trattava di creare un nuovo strumento di solidarietà pur di salvare il mercato unico e rilanciare l’economia. Il denaro sarebbe stato distribuito ai paesi membri sotto forma di sussidi e prestiti. Il confronto fu aspro. Alcuni paesi – i cosiddetti frugali: Olanda, Svezia, Danimarca e Austria – volevano limitare i sussidi e favorire i prestiti. Altri sostenevano la necessità di introdurre un monitoraggio preciso e occhiuto nell’uso del denaro.
Sul fronte opposto vi erano paesi quali la Spagna e l’Italia. Volevano aumentare quanto possibile l’ammontare del fondo e soprattutto fare sì che i sussidi fossero più importanti dei prestiti. Sul tavolo c’era anche il tipo di procedura per ottenere il via libera dei fondi. I paesi più preoccupati da truffe e ruberie chiesero che oltre al benestare della Commissione ci fosse anche l’approvazione del Consiglio. Addirittura, l’Olanda voleva che i governi dessero un benestare unanime. Il premier Mark Rutte non nascose i suoi timori di raggiri e furti, soprattutto in Italia.
Dal canto suo, la classe politica italiana reagì tra vittimismo e nazionalismo. In quei giorni del luglio 2020, il premier Giuseppe Conte esortava i suoi partner “al rispetto della dignità dell’Italia” che definiva “un limite da non superare”. Allora all’opposizione, il leader della Lega Matteo Salvini scriveva su Twitter mentre passeggiava per i campi in Puglia: “Ma che ne sanno i frugali? Mozzarella e panzerotti pugliesi, olio buono, frutti di una terra stupenda che tutto il mondo ci invidia. Orgoglio italiano, sempre !”
L’accordo raggiunto tra i leader nel luglio del 2020, dopo un vertice di quattro giorni, previde per l’esborso del denaro il benestare dei governi per consenso, e nel caso di dubbi una discussione tra i capi di Stato e di governo. La diplomazia italiana ottenne un parere del servizio giuridico del Consiglio nel quale si afferma che le conclusioni del summit non mettono in dubbio il potere ultimo della Commissione, ex articolo 17 dei Trattati, nel convalidare e autorizzare i pagamenti.
L’intesa fu tradotta in un lungo regolamento di ottanta pagine negoziato dal Parlamento e dal Consiglio. A trattativa conclusa, alcuni esponenti parlamentari italiani si rallegrarono per essere riusciti, secondo loro, ad ammorbidire le regole che prevedono la sospensione della distribuzione dei fondi in caso di violazione del Patto di Stabilità o se le raccomandazioni relative all’iter per squilibri macroeconomici venissero disattese.
A Bruxelles e in altre capitali europee, lo scandalo di questi giorni non lascia indifferenti. Come minimo ci si congratula di avere imposto un controllo passo dopo passo dell’esborso del denaro comunitario. I più sospettosi sperano di non dover affrontare brutte sorprese nella gestione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). All’Italia sono destinati circa 200 miliardi di euro.
Termino con una provocazione. Vi sono circostanze nelle quali i paesi, come le persone, dovrebbero essere lungimiranti, consapevoli delle proprie qualità ma anche dei propri difetti. Se il maggiore controllo da Bruxelles è garanzia di maggiore efficienza e minori ingiustizie, perché osteggiarlo? Secondo gli ultimi dati europei, l’Italia ha speso il 47% dei fondi comunitari assegnatile nel 2014-2020. La Grecia, sotto l’occhio vigile della Troika, ha speso il 59% del suo totale.
(Nella foto tratta dal sito dell’agenzia di stampa ANSA alcuni dei dirigenti che parteciparono al vertice del luglio del 2020. Si distinguono la cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente francese Emmanuel Macron, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel).