Il vertice europeo che si terrà a Parigi l’11-12 marzo doveva in origine essere dedicato all’Europa della difesa. Così era nelle prime intenzioni. Nel frattempo, la presidenza francese dell’Unione europea ha in parte cambiato impostazione. Presentando qualche giorno fa un incontro di routine tra il presidente Emmanuel Macron e il suo omologo alla guida del Consiglio europeo, Charles Michel, l’Eliseo ha definito il prossimo summit di metà semestre “un vertice informale dedicato al nuovo modello europeo di crescita economica e d’investimento”.
La necessità di promuovere una difesa europea – attraverso l’adozione di una nuova bussola strategica – sarà certamente il piatto forte dell’incontro tra i Ventisette, ma il desiderio di Parigi è di calare questo obiettivo in un contesto più ampio. Diplomatici spiegano che bisogna dare coerenza ai vari dossiers aperti in questo momento. Non è possibile parlare seriamente di difesa senza prendere in considerazione il futuro dell’economia o il desiderio di rafforzare la sovranità strategica dell’Unione europea, per esempio garantendo la fornitura in materie prime o rimpatriando in Europa catene produttive.
in questo senso, nell’ottica francese, la riforma delle regole di bilancio deve essere strumentale a nuovo modello economico, e tenere conto non solo dei grandi investimenti necessari per finanziare la transizione ambientale o digitale, ma anche del desiderio ormai condiviso da tutti i paesi membri di rafforzare la sovranità europea, e quindi anche la difesa. Quest’ultima questione non è argomento a sé, ma diventa un tassello di un quadro più ampio.
In altre parole, e semplificando molto, se l’Europa vuole essere più sovrana deve dotarsi tra le altre cose di un esercito e se vuole dotarsi di un esercito deve avere tra le altre cose regole di bilancio strumentali a raggiungere questo obiettivo. Di converso non si può parlare di riforma del governo dell’economia europea senza intendersi sugli obiettivi di fondo di un nuovo modello economico. In un articolo pubblicato a fine dicembre dal Financial Times, il presidente Macron e il premier Mario Draghi avevano suggerito l’urgenza di rivedere il Patto di Stabilità in modo che potesse consentire investimenti pubblici.
Tra le ipotesi formulate dai consiglieri economici dei due dirigenti politici c’è l’idea di escludere dal calcolo del deficit e del debito la spesa in beni pubblici nazionali o europei. La proposta prevede un controllo della Commissione europea sull’uso del denaro e di conseguenza un adattamento del percorso di riduzione del debito pubblico di un dato paese. Alcuni commissari hanno già storto la bocca. Il lettone Valdis Dombrovskis o l’austriaco Johannes Hahn hanno sottolineato che il debito è debito, e comunque sia da ripagare.
Da qui a metà anno, la Commissione europea vuole presentare ai paesi membri della zona euro alcune proposte di riforma delle regole di bilancio. A questo punto, il vertice di Parigi di metà marzo assume una importanza particolare perché sarà l’occasione in cui saranno messi sul tavolo i diversi dossiers del momento, non solo quello della difesa, e verranno al pettine le diverse sensibilità nazionali.
Limitandomi alla questione del Patto di Stabilità, i segnali di queste settimane provenienti dalle capitali europee si confermano relativamente costruttivi (si veda il post del 13 settembre). Non solo non c’è paese che non abbia sofferto della pandemia, ma il Fondo per la Ripresa (il NextGenerationEU) ha fatto compiere ai paesi membri un salto di qualità nel controllo reciproco che dovrebbe essere rassicurante ai paesi più preoccupati dalle derive di alcuni partner.
(Nella foto tratta dal sito dell’Eliseo, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel e il presidente francese Emmanuel Macron a Parigi l’11 gennaio scorso)