Il Trattato del Quirinale, firmato a Roma da Francia e Italia, ha già provocato questa settimana in Germania numerose reazioni e numerosi interrogativi. La stampa oscilla tra il timore di un nuovo fronte italo-francese su temi cari all’establishment tedesco e un atteggiamento di sufficienza di commentatori che conoscono la storia dei due paesi e reagiscono nei fatti con una alzata di spalla.
In una doppia corrispondenza da Parigi e Roma, Handelsblatt, il giornale economico di Düsseldorf, mette l’accento sul desiderio dei due paesi di modificare le regole del Patto di Stabilità, per introdurre maggiore flessibilità di bilancio. “Nell’agenda non ufficiale vi è un tema che il nuovo rafforzato asse Parigi-Roma vorrà promuovere e che potrebbe mettere sotto pressione il nuovo governo tedesco. Si tratta della riforma della zona euro”.
La considerazione permette al giornale di dare il titolo all’articolo: “L’unione del debito franco-italiana”. Nel pezzo tuttavia l’analisi è più sfumata, anche se l’accento è messo su questa preoccupazione (un grafico sull’andamento dei due debiti nazionali correda la corrispondenza). Gli articolisti terminano la loro corrispondenza spiegando: “E’ ancora difficile dire se il nuovo duo Draghi-Macron diventerà un nuovo fattore d’influenza nell’Unione europea, oppure se Dracron non sia già storia”.
Più fattuale l’articolo di cronaca della Börsen Zeitung, il quotidiano finanziario di Francoforte. Il titolo è: “Parigi e Roma mettono nero su bianco un accordo di partenariato”. Il giornale sottolinea come l’interesse al nuovo trattato giunga soprattutto da Roma più che da Parigi. La diplomazia italiana vedrebbe l’accordo come lo strumento per riequilibrare il tradizionale rapporto franco-tedesco. “In Italia si specula sulla possibilità che l’alleanza tra i due paesi possa promuovere un allentamento delle regole del Patto di Stabilità così come la nascita di una unione di trasferimenti finanziari”.
In un commento, la Börsen Zeitung è più decisa. Anche il giornale finanziario vede nel trattato il tentativo di creare una alleanza contro le attuali regole di bilancio. “I due paesi vogliono rinunciare al principio dell’unanimità in alcuni cruciali settori politici e allentare il Patto di Stabilità e Crescita. Lavorano in vista di una unione bancaria e di bilancio (…) e cercano di rendere permanenti trasferimenti europei finanziati da debito in comune”.
Il quotidiano ricorda al nuovo governo Scholz che sia la Francia che l’Italia hanno un passato di indebitamento e di riforme non introdotte. “Il conto potrebbe rivelarsi costoso per Berlino, tanto più che la fine dell’era Draghi potrebbe giungere prima di quanto pensino molti in Germania”.
“L’Italia come rivale”, titola invece la Süddeutsche Zeitung, giocando sul fatto che il paese a seconda della prospettiva potrebbe essere un rivale di Berlino nel suo rapporto privilegiato con Parigi oppure nei fatti un rivale della stessa Francia. Il confronto è prima di tutto con il Trattato dell’Eliseo firmato nel 1963 da Konrad Adenauer e Charles de Gaulle. Il giornale fa notare che negli ultimi nove mesi, vale a dire da quando Mario Draghi è arrivato a Palazzo Chigi, l’attuale premier italiano ha incontrato il presidente francese sei volte.
In questo senso, “c’è la preoccupazione che dopo la recente linea di bilancio espansiva, l’austerità possa essere di nuovo all’ordine del giorno”, con l’arrivo alla guida del ministero delle Finanze a Berlino di un rappresentante del partito liberale, Christian Lindner.
Al tempo stesso, sempre per la Süddeutsche Zeitung, “la nuova amicizia è segnata da molte rivalità”. Aggiunge il giornale bavarese: “Ogni volta che un’azienda francese acquista un’azienda italiana, cosa che è successa spesso negli ultimi anni, la vicenda diventa rapidamente politica. I critici italiani del Trattato del Quirinale credono che quest’ultimo benefici più ai francesi che agli italiani. L’Italia, scrive un giornale, sta entrando nella sfera d’influenza della Francia, nella sua ombra, per così dire”.
Il settimanale Die Zeit dà la parola ad alcuni esperti. “L’accordo non porterà a un cambiamento nell’equilibrio di potere in Europa”, sostiene Wolfango Piccoli, analista della società di consulenza Teneo a Londra. Il Trattato del Quirinale “non è diretto contro l’Europa o contro la Germania”, aggiunge Tobias Mörschel, responsabile dell’antenna romana della Friedrich-Ebert-Stiftung. “Se vogliamo far progredire l’Unione europea, questi tre paesi devono cooperare più strettamente”.
PS dell’autore di questa rassegna: Al netto dei commenti dei giornali tedeschi, c’è da chiedersi quanto siano utili e opportuni i trattati bilaterali tra paesi membri nell’Unione europea, e soprattutto nell’ambito della zona euro.