Quando scoppiò la crisi debitoria, nel 2010, fu importante per capire e prevedere la reazione della Germania analizzare i flussi finanziari e in particolare l’esposizione delle banche tedesche ai paesi in difficoltà. L’analisi dei dati della Banca dei regolamenti internazionali fece emergere l’evidente interesse tedesco a preservare la zona euro, tanto le banche in Germania avevano in portafoglio crediti bancari e titoli obbligazionari greci, italiani o spagnoli.
Oggi dinanzi allo shock questa volta economico provocato dalla pandemia virale è interessante seguire la stessa linea di ragionamento, e capire quanto forte sia il legame della Germania con l’Italia in campo industriale, mentre i capi di Stato e di governo dell’Unione si apprestano a riunirsi il 23 aprile per discutere se e come mutualizzare debito pubblico pur di rispondere alla nuova crisi europea. Dai dati raccolti in Lussemburgo, a Milano, Monaco e Wiesbaden, emerge una straordinaria interdipendenza, cresciuta ancora negli ultimi anni.
Comincio dalle statistiche macroeconomiche pubblicate da Eurostat. Tra il 2009 e il 2019, l’export italiano verso la Germania è passato da 37 a 58 miliardi di euro (+56%). Viceversa, l’export tedesco verso l’Italia è salito da 50 a 68 miliardi di euro (+36%). Nonostante la crisi finanziaria, nonostante il crescente sentimento anti-tedesco di questi anni, coltivato incredibilmente anche da una fetta dell’imprenditoria italiana, i legami economici tra i due paesi sono aumentati.
La Camera di commercio italo-germanica di Milano spiega in un rapporto pubblicato all’inizio del mese che l’interscambio riguarda le macchine utensili, l’industria siderurgica, gli apparati elettrici ed elettronici, l’automobile, il tessile, l’alimentare e così via. In altre parole, tutti i settori dell’economia. Il rapporto tra i due paesi riguarda i prodotti finiti, ma anche i prodotti semi-lavorati.
Nel settore automobilistico tedesco, i bulloni provengono dal Piemonte, i freni dalla Lombardia, gli alberi-motore dal Friuli. Si stima che il 30-40% degli elettrodomestici tedeschi abbia componenti italiani.
Da Milano, i legami economici con la Germania saltano agli occhi.
Nel 2019, l’interscambio commerciale tra la Germania e la sola Lombardia è ammontato a 43 miliardi di euro. Ben oltre il livello degli scambi dell’intera Germania con la Corea del Sud (30 miliardi di euro). Sempre l’anno scorso l’interscambio tra il solo Veneto e la Repubblica Federale è stato pari a 21 miliardi, superando di gran lunga i rapporti commerciali fra la Germania e l’intero Canada (16 miliardi). Per l’economia tedesca, l’import-export della Germania con il Lazio pesa più di quello che la Repubblica Federale registra con la Grecia (8,5 rispetto a 8,2 miliardi di euro l’anno scorso).
Lo stesso vale per l’Italia con alcuni Länder tedeschi. I rapporti commerciali dell’Italia con la sola Baviera superano quelli dell’Italia con la Polonia (25 miliardi rispetto a 23 miliardi). L’interscambio con il Baden-Württemberg ha un valore superiore ai rapporti commerciali dell’Italia con la Russia (23 miliardi rispetto a 22 miliardi). Dietro a queste cifre si nascondono centinaia di imprese, migliaia di posti di lavoro, miliardi di euro di investimenti oltre che decennali rapporti di collaborazione.
Può la Germania abbandonare a sé stessa l’Italia?
Il primo paese a subire i contraccolpi di una riduzione della capacità produttiva italiana, per via dello shock economico provocato dalla pandemia virale, sarebbe proprio la Repubblica Federale. Non è un caso se qualche giorno fa l’associazione imprenditoriale BDI abbia scritto una lettera aperta: “Le economie delle due principali realtà manifatturiere d’Europa (…) sono complementari nelle filiere internazionali – ha spiegato l’organizzazione tedesca -. Proprio per questo, il mancato rapido riavvio del maggior numero di settori produttivi in entrambi i Paesi potrebbe generare danni economici incalcolabili a livello globale”.
Mai come oggi la Germania dibatte seriamente di qualche forma di mutualizzazione dei debiti pubblici nella zona euro pur di distribuire il carico finanziario della risposta alla crisi economica. Il motivo si nasconde, tra le altre cose, nelle pieghe dei dati appena analizzati.
(Nella foto, tratta da Internet, la cancelliera tedesca Angela Merkel, 65 anni, e il presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte, 55 anni, durante un loro recente incontro)