Può l’italiano essere al tempo stesso pro-Salvini e pro-Europa? La domanda è volutamente forzata e provocatoria, ma forse utile per capire come sia possibile al tempo stesso il netto aumento nelle intenzioni di voto a favore del vicepremier Matteo Salvini e l’altrettanto netto incremento del sostegno degli italiani all’Unione europea. Secondo il più recente studio demoscopico pubblicato dal Corriere della Sera, la Lega oscilla intorno al 36% delle intenzioni di voto (rispetto al 17% del marzo scorso). Secondo il più recente sondaggio Eurobarometro, il 64% degli italiani pensa che l’appartenenza dell’Italia all’Unione europea sia una cosa positiva (rispetto al 49% del dicembre del 2017).
Certo, non tutti coloro che sostengono le politiche euroscettiche del ministro degli Interni devono per forza essere anche europeisti. Eppure la contraddizione salta agli occhi. Due potrebbero essere le ipotesi in gioco. Non necessariamente si escludono a vicenda.
La prima: l’euroscetticismo italiano di questi anni è stato la reazione pavloviana di una società che ha visto nelle regole comunitarie una minaccia al proprio assetto sociale. Ogni qualvolta Bruxelles chiede all’Italia una riduzione del proprio debito pubblico, agli italiani sta chiedendo in realtà di mettere mano al volano del clientelismo nazionale, alla fonte di molte delle malattie del paese, dall’evasione fiscale alla cattiva amministrazione, dalle tangenti ai sussidi.
In questa ottica, c’è da chiedersi se il ritorno in auge dell’Unione europea nei sondaggi non sia in fondo il riflesso di un paese che vede proprio in Matteo Salvini e nel suo atteggiamento critico e combattivo nei confronti della comunità europea la garanzia di non dovere riformare il proprio assetto sociale e di poter quindi guardare all’Europa non più necessariamente come una minaccia.
La seconda ipotesi è più ottimista. Forse dietro alla contraddizione tra i sondaggi si nasconde in realtà un certo buon senso nazionale. In cuor loro, molti italiani si rendono conto che alcune delle misure proposte dal vicepremier sono pericolose quando si tratta di promuovere la legittima difesa; controproducenti quando provocano un deleterio incremento del debito pubblico; eventualmente anche liberticidi quando aumentano il controllo degli immigrati.
Agli occhi dell’italiano, l’Europa diventa quindi una polizza assicurativa contro gli eccessi di una classe politica di cui conosce storicamente i limiti e dalla quale è tendenzialmente meglio premunirsi. Nello stesso modo in cui l’umorismo di Crozza e di Fiorello è la vera opposizione al governo Conte e compensa la mancanza di una opposizione in Parlamento, la partecipazione all’Unione europea è forse ritenuta un paracadute contro l’insipienza della classe politica nazionale.
(Nella foto, il ministro degli Interni Matteo Salvini, 45 anni)
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