L’arrivo di Emmanuel Macron all’Eliseo ha suscitato interesse e speranze; in alcuni casi, come in Italia, anche divertenti tentativi di imitazione pur di approfittare con malcelata disperazione della sua immagine positiva. L’uomo politico è giovane. Ha un programma di riforme economiche e politiche ambizioso. Crede nell’Europa e intende proseguire sulla strada dell’integrazione, dopo che i più recenti presidenti francesi hanno trascinato i piedi. Come per ogni uomo politico, una buona dose di cautela è d’obbligo, almeno per non cadere nella facile illusione. Un metro di giudizio per capire Emmanuel Macron sarà quanto deciderà di fare sul fronte militare.
Per la prima volta in decenni, l’Europa della difesa sta diventando realtà. I paesi membri si sono detti disposti a perseguire possibili cooperazioni rafforzate, ai sensi dell’articolo 42 dei Trattati. Nel frattempo, hanno creato un comando unificato, con il quale gestire le operazioni dell’Unione all’estero. La Commissione europea poi ha proposto la nascita di un Fondo europeo per la Difesa con il quale promuovere la ricerca in campo militare e una migliore allocazione delle risorse nazionali. In un discorso a Praga venerdì scorso, il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha fatto notare che in Europa vi sono 178 sistemi diversi di armamenti, rispetto ai 30 presenti negli Stati Uniti. “Vi sono più tipi di elicotteri di quanto vi siano governi per acquistarli”, ha aggiunto l’ex premier lussemburghese.
Durante la sua campagna elettorale, il nuovo presidente francese ha parlato della necessità di creare un esercito europeo. L’attuale ministra della Difesa francese – ministre des Armées, per essere precisi – è Sylvie Goulard, una parlamentare europea, liberale ed europeista. Ha accolto positivamente la proposta della Commissione europea di creare uno nuovo strumento finanziario. Ha anche apprezzato il rapporto con il quale l’esecutivo comunitario ha tratteggiato tre possibili scenari di integrazione militare da qui al 2025. “L’Unione e i suoi paesi membri devono ai cittadini europei una accresciuta protezione”. A proposito del Fondo europeo per la Difesa, ha aggiunto: “E’ una svolta positiva per una migliore suddivisione dei costi, ma anche delle capacità di difesa”. La signora Goulard si è anche congratulata per i tre diversi scenari di integrazione militare, senza tuttavia esprimere la sua preferenza.
La Francia è un perno essenziale sulla strada di una maggiore integrazione europea, e non solo perché dalle sue riforme economiche dipende un miglior governo della zona euro. Con l’uscita del Regno Unito dall’Unione, il paese è l’unico a possedere l’arma nucleare. Che fine farà la force de frappe francese – voluta da Charles de Gaulle e dal suo consigliere militare il generale Pierre M. Gallois – nel futuro militare dell’Europa? E’ pronta Parigi a condividerne la gestione con i suoi partner, o continuerà a gestirla autonomamente pur garantendo implicitamente la protezione del suo ombrello nucleare all’intera Unione? In fondo, se la Germania ha contribuito alla nascita dell’unione monetaria e all’integrazione economica accettando di trasferire nell’euro la forza del Deutschemark, dipende dalla Francia assicurare una nuova integrazione politica, trasferendo la force de frappe a livello europeo. In questo senso, il futuro dell’arma nucleare francese sarà un interessante metro per giudicare la presidenza Macron.
(Nella foto, il presidente francese Emmanuel Macron, 39 anni)
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