Sylvie Goulard, una francese atipica, candidata alla presidenza del Parlamento europeo

Che possa essere una signora francese, liberale, a suo agio in Italia come in Germania, il successore di Martin Schulz alla guida del Parlamento europeo? Sylvie Goulard ha presentato ufficialmente oggi la sua candidatura, all’indomani della decisione del socialdemocratico tedesco di abbandonare l’assemblea di Strasburgo per candidarsi alle elezioni legislative nel suo paese. “Il mio obiettivo da presidente del Parlamento europeo – spiega – sarebbe di riportare la concordia tra la Germania, la Francia e l’Italia”. La decisione di Schulz ha scombussolato le carte, mettendo a soqquadro gli equilibri istituzionali in Europa. Sylvie GoulardOggi Commissione e Consiglio sono retti da due personalità del centro-destra, Jean-Claude Juncker e Donald Tusk. Affidare anche il Parlamento a una personalità del centro-destra, come vorrebbe l’accordo non detto tra Popolari e Socialisti a metà legislatura, non piace ai Socialisti. Dinanzi all’impasse, la signora Goulard ha deciso di giocare il tutto per tutto, presentando una candidatura alternativa. “La situazione in Europa è grave (…) Credo che il Parlamento debba riflettere al tipo di persona di cui ha bisogno alla sua guida, uscendo quindi dalle trattazioni partigiane, dalle scelte dietro le quinte, per trovare invece un presidente che rispecchi le necessità dell’assemblea sulla base delle qualità personali dei candidati”. La deputata liberale, presente a Strasburgo dal 2009, crede di essere la persona giusta al posto giusto e al momento giusto. Martin Schulz è riuscito in questi anni a dimostrarsi un vero europeo, di nascita più che di formazione. Nato a Eschweiler, è il frutto di quella piccola regione tedesca incuneata tra l’Olanda, il Belgio e la Francia. Sylvie Goulard, invece, è una moderna europea, di formazione, più che di nascita. Mentre il primo deve il suo europeismo alla geografia, la seconda deve il suo europeismo al Trattato di amicizia franco-tedesco del 1963.   Nata a Marsiglia nel 1964, ha studiato a Aix-en-Provence e a Parigi. Dopo l’Ecole nationale d’administration (ENA), è entrata al Quai d’Orsay. Poi ha iniziato una carriera europea, che l’ha portata alla Commissione europea, nel gabinetto di Romano Prodi quando questi era presidente dell’esecutivo comunitario, e poi al Parlamento europeo dal quale ha seguito passo passo, spesso da relatore, l’ammodernamento del settore finanziario e la riforma della zona euro. Come poche altre persone, parla oltre al francese e all’inglese, anche il tedesco e l’italiano. Capace non solo di parlare le lingue ma anche di citare le espressioni più locali. E’ ben introdotta nelle istituzioni nazionali dei tre grandi paesi dell’Europa continentale. Politicamente è una liberale, ma non una liberista. Crede nel ruolo dello Stato nel controllare il settore finanziario, nel sostenere le fasce più deboli della popolazione o nell’aiutare l’economia, ma risanando i bilanci e riducendo il debito. E’ più vicina a un Raymond Barre che a un Guido Westerwelle. Difficile dire se la candidatura della signora Goulard alla guida del Parlamento avrà successo. E’ pronto il padre padrone dei Liberali europei, il belga Guy Verhofstadt, ad appoggiarla? Sono pronti i Popolari e i Socialisti a dare il loro benestare? Molto dipenderà da come l’assemblea affronterà la questione: la selezione avverrà sulla base di criteri partigiani o sulla base delle qualità personali dei candidati? Vi sono in Parlamento sentimenti di frustrazione che la deputata francese potrebbe raccogliere con successo. Frustrazione per come negli ultimi anni la conferenza dei presidenti ha gestito i lavori parlamentari. Frustrazione per il ruolo dominante dei grandi partiti, nei fatti un duopolio. Frustrazione per l’assenza di donne alla guida dell’assemblea dal 2002, quando Nicole Fontaine lasciò dopo tre anni di presidenza. Al tempo stesso, non sarà facile convincere Popolari e Socialisti a dare la posizione a una Liberale. La partita in parte si gioca a Berlino. Come reagirà la cancelliera Angela Merkel? Quest’ultima deve soppesare fattori diversi. In un anno elettorale, si vota in Germania nel 2017, deve tenere conto degli alleati bavaresi della CSU, che oggi guidano il gruppo parlamentare popolare. Al tempo stesso, sa che il Parlamento europeo non accetterà un nuovo tedesco alla guida dell’assemblea, e non sembra che in questo momento il gruppo popolare abbia una alternativa credibile. La signora Merkel sa inoltre che, se l’Unione deve continuare ad esistere, un miglioramento dei rapporti tra Germania, Francia e Italia è essenziale. Il voto per l’elezione di un nuovo presidente dell’assemblea è già stato fissato per il 17 gennaio del 2017.

(Nella foto, la parlamentare europea e liberale francese Sylvie Goulard, 51 anni)

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