Gli attacchi violenti che sono stati registrati in Germania negli ultimi giorni, soprattutto in Baviera ma non solo, sono un nuovo test per l’europeismo tedesco. Alle prese con le sfide economiche e sociali simili a quelle di altri paesi dell’Unione, la Repubblica Federale deve improvvisamente fare i conti anche con le incertezze legate alla sicurezza, oltre che con i problemi d’integrazione provocati dall’arrivo di oltre un milione di stranieri nel 2015. Continuerà la Germania a perseguire a modo suo la strada dell’integrazione europea, o verrà tentata dalla soluzione nazionale? I molti episodi di violenza nell’ultima settimana hanno matrici diverse, apparentemente. Lunedì scorso, nei pressi di Würzburg, un 17enne afghano ha ferito quattro persone a colpi di ascia. L’attentato, compiuto su un treno, è stato rivendicato dallo Stato Islamico. A Monaco, un adolescente tedesco-iraniano di 18 anni armato di pistola ha uccisto nove persone in un centro commerciale. Sembra che la motivazione non sia stata politica, ma che l’uomo fosse malato. Ad Ansbach, un 27enne siriano si è fatto esplodere sul luogo di un festival musicale: 12 persone sono state ferite. Le autorità hanno ammesso che le origini dell’attentato potrebbero essere islamiste. Infine, domenica a Reutlingen, nel Baden-Württenberg, un siriano richiedente asilo di 21 anni ha ucciso una donna incinta con un machete. Sulla scia dell’attacco di Monaco, le autorità di polizia nella capitale bavarese hanno ricevuto 4.300 appelli di emergenza in poche ore, quattro volte la media quotidiana. Sono in corso attualmente in Germania 708 indagini contro 1.029 sospetti terroristi, secondo fonti di stampa non smentite dal governo.Parlando oggi alla stampa, il ministro degli Interni Thomas de Maizière ha avuto una reazione impeccabile: “Non dobbiamo cadere nel sospetto generalizzato contro i rifugiati, anche se vi sono procedure contro alcuni di essi”. Il rischio in queste circostanze è che dinanzi a una incredibile sfilza di atti violenti in appena una settimana l’atteggiamento tedesco diventi assai meno tollerante ed equilibrato. Per la cancelliera Angela Merkel il momento è delicato. A poco più di un anno dalle prossime elezioni federali, la signora Merkel deve fare i conti con Alternative für Deutschland, il partito nato nel 2013 e che ha cavalcato in questi mesi e anni l’incertezza provocata dall’arrivo in Germania, per scelta del governo federale, di moltissimi rifugiati. Sarà cruciale capire se e come il capo del governo eviterà di cadere nella risposta nazionale nel controbilanciare un ulteriore rafforzamento di AfD. Per ora, la signora Merkel è riuscita bene o male a non tradire la via europea, nonostante le pressioni della politica interna. Già oggi non è facile per lei, in un contesto domestico incerto e dinanzi a un elettorato che ha una visione morale dell’economia, accettare che la Commissione europea chiuda un occhio sugli errori di bilancio di Spagna e Portogallo; approvare nuovi miliardari aiuti a una Grecia tenuta a galla da prestiti comunitari da oltre cinque anni; appoggiare soluzioni compromissorie per salvare le banche italiane; avallare la controversa politica monetaria della Banca centrale europea. Qualche giorno fa, Alice Weidel, membro del consiglio direttivo dell’AfD, spiegava in un poster elettorale a proposito dello “scandaloso salvataggio” delle banche italiane: “Meglio una fine con paura, piuttosto che paure senza fine!”. Evitare la risposta nazionale o nazionalista nel campo della sicurezza sarà particolarmente difficile per la cancelliera. Nei fatti, il momento è quindi un nuovo test per l’europeismo tedesco, che nonostante le molte critiche contro la Germania non è finora mai venuto a mancare.
(Nella foto, un poliziotto ad Ansbach)
NB: Dal fronte di Bruxelles (ex GermaniE) è anche su Facebook