Lo sguardo in Europa è tutto rivolto alla gestione dell’emergenza provocata dall’arrivo di migliaia di rifugiati dal Vicino Oriente o al negoziato britannico in vista di un nuovo rapporto tra Londra e Bruxelles. In Olanda, tuttavia, si sta preparando un referendum su temi europei che potrebbe acutizzare ulteriormente le già difficili relazioni tra i Ventotto, tanto più che il paese è storicamente attraversato da una storica vena nazionalistica. Il 6 aprile, gli olandesi saranno chiamati a votare sull’accordo di associazione dell’Unione europea con l’Ucraina, entrato provvisoriamente in vigore il 1° gennaio scorso. Tre organizzazioni euroscettiche hanno raccolto 440mila firme, e chiesto quindi un referendum per toccare con mano quanti gli olandesi siano realmente a favore dell’intesa. Il voto referendario in Olanda ha valenza solo consultativa; ed è ritenuto valido se almeno il 30% dell’elettorato si reca alle urne. L’accordo di associazione con Kiev è considerato dalle tre organizzazioni che hanno raccolto le firme un primo passo dell’Ucraina verso l’adesione all’Unione. Nel chiedere il referendum, gli organizzatori hanno sottolineato come l’accordo di associazione con il paese dell’Est Europa comporterà nuovi costi per il bilancio olandese. Per il governo liberal-laburista del premier Mark Rutte, che ha fatto approvare il trattato dal Parlamento olandese, la vicenda è fonte di imbarazzo, tanto più che l’Olanda presiede da gennaio a giugno l’Unione. L’Olanda ha già dimostrato in passato una certa allergia per l’Europa. Nel 2005, gli olandesi votarono contro il progetto di Costituzione europea. Il risultato del voto, se contrario all’accordo di associazione, sarà molto probabilmente utilizzato dai partiti più nazionalistici – il Partito della Libertà (PVV) di Geert Wilders in testa – per cavalcare l’euroscetticismo in vista delle prossime elezioni legislative del 2017. Già oggi il PVV guida i sondaggi. Il referendum è tanto più preoccupante perché l’Olanda è un paese paradossale, segnato al tempo stesso da una vena anarchica e da una ossessione regolamentare. Il motivo è da ricercare per molti versi nelle caratteristiche geografiche di uno Stato che ha strappato terra al mare al prezzo di vittime umane e disastri naturali. Ordine e anarchia, regole e promiscuità sono il riflesso di un territorio con una densità della popolazione tra le più elevate al mondo: 493 persone per chilometro quadrato (in Italia la densità è di 208 persone per chilometro quadrato). L’attuale disordine europeo – sul fronte dell’immigrazione o della gestione della moneta unica – rafforza i partiti più radicali. In una recente intervista al quotidiano NRC, il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha avvertito che la vittoria dei No “potrebbe aprire la porta a una crisi continentale”. Ha poi aggiunto: “Non trasformiamo il referendum in un voto sull’Europa. Sinceramente, spero che gli olandesi non voteranno No per ragioni che non hanno nulla a che vedere con l’accordo in sé”. L’opinione fa temere il peggio.
(Nella foto, Mark Rutte, 48 anni, primo ministro olandese)
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