Come un politico tedesco (ed ex pastore protestante) sostiene il diritto al suicidio assistito

Può un uomo di Chiesa essere favorevole all’eutanasia o quanto meno al suicidio assistito? In Germania, sì. In un discorso dinanzi all’Associazione medici cattolici italiani, il Papa ha avvertito qualche giorno fa, secondo un resoconto della Radio Vaticana, che bisogna respingere la “falsa compassione” che propone l’aborto, l’eutanasia e la “produzione” dei figli. Peter HintzeLa vita, ha detto, è sempre “sacra” ed ha messo in guardia da chi vuole trattare gli esseri umani come cavie. Nel frattempo, in una lunga intervista a Der Spiegel pubblicata due settimane fa Peter Hintze, un uomo politico tedesco e membro del partito democristiano della CDU, ha preso posizione a favore del suicidio assistito. Hintze non è un esponente politico banale. E’ vice presidente del Bundestag dal 2013, ed è stato in passato segretario generale della CDU dal 1992 al 1998 quando al potere era il cancelliere Helmut Kohl. Rispondendo alle domande del settimanale tedesco, Hintze, 64 anni, è stato particolarmente chiaro. Ecco una breve trascrizione dello scambio di domande e risposte. L’aiuto al suicidio è compatibile con l’etica cristiana? “Sì, assolutamente”. Le Chiese hanno posizioni diverse. “Le nostre Chiese dicono che l’uomo non ha il controllo della propria vita. Ogni norma ha le sue eccezioni”. I dieci comandamenti sono chiari. Vi si legge, Tu non ucciderai. “Prima di tutto questo comandamento non riguarda il suicidio. E poi: i dieci comandamenti sono contenuti nell’Antico Testamento e questi devono essere interpretati alla luce del Nuovo Testamento. In questo contesto, l’amore ha sempre il sopravvento sulla legge. Gesù Cristo in una particolare circostanza è criticato per avere guarito una persona il giorno dello Shabbat, violando il comandamento religioso. Ed egli risponde con una frase bellissima: lo Shabbat esiste per gli uomini e non viceversa. Nel Nuovo Testamento è sempre così. Quando c’è un conflitto tra aiuto e comandamento, l’aiuto ha sempre la priorità”. Hintze è un fedele della Chiesa protestante tedesca. Non riconosce l’autorità del Papa, e appartiene a un filone del Cristianesimo più liberale del Cattolicesimo romano. Basti ricordare che i pastori protestanti possono sposarsi e avere figli. Ciò detto, l’uomo ha posizioni di responsabilità in un partito che ha fatto delle sue radici cristiane un segno identificatore. C’è di più. Egli stesso è un uomo di Chiesa; ha studiato teologia ed è stato pastore protestante dal 1980 al 1983. Finora anche la Germania – come la Francia o l’Italia – si  è dimostrata restia a seguire la strada intrapresa dall’Olanda o dal Belgio, dove l’eutanasia è permessa da tempo. Lo stesso suicidio assistito, che in Svizzera è praticato dal 1942, non è attualmente consentito come tale dalla legge tedesca. Ma l’argomento è ormai d’attualità, anche nelle file della stessa CDU. L’intervista di Hintze è interessante non solo per gli argomenti religiosi che l’uomo politico utilizza nell’argomentare la sua posizione, ma anche perché apre le porte alla possibilità che anche la Germania possa seguire questa strada, in un contesto nel quale il progresso scientifico ha allungato la durata della vita e consentito ai medici di tenere in vita persone fisicamente o piscologicamente debilitate. A cavallo tra il Sud cattolico e il Nord protestante, la Repubblica Federale è oggigiorno un laboratorio sui grandi temi bioetici del momento: il matrimonio tra omosessuali, l’inseminazione artificiale, il celibato dei preti, la clonazione delle cellule. Nel paese, cattolici e protestanti si influenzano a vicenda, in un confronto etico in permanente tensione. Se la Germania decidesse di optare per il suicidio assistito l’impatto sul mondo cattolico e quindi sulle grandi direttrici politiche dei vicini europei non sarebbe banale.

(Nella foto, Peter Hintze, che insieme ad altri deputati tedeschi ha presentato in ottobre un primo rapporto nel tentativo di modificare la legislazione tedesca nel campo del suicidio assistito e dell’eutanasia. Qui il suo discorso in Parlamento il 13 novembre)

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