La presenza al potere dei nazionalisti fiamminghi della N-VA sta già provocando polemiche in Belgio, a qualche giorno soltanto dal giuramento nelle mani del Re del nuovo governo di centro-destra di Charles Michel. Esponenti di primo piano della N-VA hanno ricevuto portafogli delicatissimi. Jan Jambon è il nuovo ministro degli Interni; Theo Franken il nuovo segretario di stato all’asilo e all’immigrazione. Ambedue hanno avuto parole o comportamenti controversi, se non addirittura razzisti, dimenticando per un attimo che nell’Ottocento gli stessi nazionalisti fiamminghi si schieravano a fianco dei cittadini congolesi contro i colonialisti francofoni in Congo. In una intervista lunedì alla Libre Belgique, Jambon, 54 anni, ha spiegato: “La gente che ha collaborato” con l’occupazione nazista durante la Seconda guerra mondiale “aveva le sue ragioni”. Dinanzi alle critiche di molti commentatori, il premier Michel è stato costretto a prendere le distanze: “Tutto il governo – ha dichiarato – condanna la collaborazione”. Che molti fiamminghi avessero collaborato con l’occupante tedesco tra il 1940 e il 1945 era cosa nota. Come la Grande Guerra, anche la Seconda guerra mondiale fu utilizzata dal Nord del Paese per strappare concessioni politiche e maggiore autonomia nei confronti dell’establishment del paese, a maggioranza francofona e vallona. A Franken viene invece rimproverato di avere partecipato di recente a una festa di compleanno in onore di Bob Maes, un uomo di 90 anni, fondatore di un partito fiammingo di estrema destra, collaboratore dichiarato dei tedeschi durante la guerra e che, per questa ragione, dopo il conflitto perse i diritti civili per 20 anni. Lo stesso Franken nel 2007 organizzava le riunioni di una associazione di estrema destra nota con l’acronimo VNV. La sigla non è banale in Belgio: ricorda il Vlaams Nationaal Verbond, il patto nazionale fiammingo, partito collaborazionista durante la Seconda guerra mondiale. “Se qualcuno dovesse rivelare queste riunioni segrete – scriveva in una mail sette anni fa pubblicata dal giornale Sudpresse – riceverà un proiettile o dovrà passare una notte con Christian Dutoit” un noto omosessuale fiammingo. Franken, 36 anni, è anche accusato di razzismo. In un commento su Facebook del 21 novembre 2011, rivelato dalla rete televisiva belga RTBF, spiegava: “Posso immaginare un valore aggiunto proveniente dalle diaspore ebraica, cinese e indiana, meno per quanto riguarda le diaspore marocchine, congolesi e algerine”. La stampa belga si chiede ormai apertamente se Jambon e Franken siano all’altezza dei loro compiti e se possano godere della fiducia del primo ministro, del Parlamento e della pubblica opinione. L’N-VA non nasconde le sue radici conservatrici, e ci sono nel movimento fiammingo forme di intolleranza contro stranieri e omosessuali, ma sono minoritarie. Peraltro, la politica gioca brutti scherzi ai suoi protagonisti. Mentre il paese dibatte del razzismo latente di Jambon e Franken, in un museo nel Palazzo Reale di Bruxelles fa bella mostra di sé un manifesto risalente al 1885 in cui la comunità fiamminga si schierava apertamente con “i Negri del Congo”. Nel poster, i nazionalisti fiamminghi facevano un parallelo con la loro condizione e spiegavano ai “fratelli neri” che vivere “sotto il giogo di Leopoldo II” avrebbe significato rispettare leggi in una lingua sconosciuta, sottostare agli ordini di una amministrazione pubblica in una lingua sconosciuta, imporre ai propri figli di imparare una lingua sconosciuta. Sempre il francese, naturalmente. Ai tempi, evidentemente, i fiamminghi si sentivano particolarmente vicini ai congolesi.
(Nella foto in alto, Jan Jambon mentre giura nelle mani del Re. Con le dita delle mani fa il segno della V. Secondo i commentartori belgi, l’uomo politico ha voluto ricordare lo slogan della N-VA, verandering voor vooruitgang, il cambiamento per il progresso. Nella foto in basso, Theo Franken durante una seduta in Parlamento)
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