Il tanto bistrattato e ignorato Belgio – noto spesso soltanto per le sue innumerevoli crisi politiche e incredibili scelte comunitarie, oltre che per il cioccolato e Tintin – è a sorpresa uno dei paesi più ricchi del mondo, e secondo uno studio della compagnia assicurativa tedesca Allianz, il più ricco dell’Unione Europea in termini di attività finanziarie. Per molti versi il risultato è l’eredità di una rivoluzione industriale che ha trasformato radicalmente questo paese tra fine Ottocento e inizio Novecento. Il patrimonio finanziario netto di un belga (escluse le proprietà immobiliari) è pari a 78.300 euro, con un aumento del 4,6% tra il 2013 e il 2014. Nell’Unione Europea, il Belgio supera l’Olanda, 71.430 euro, e nettamente l’Italia, 63.899 euro. A livello mondiale, meglio di questo paese fanno solo la Svizzera (146.540 euro) e gli Stati Uniti (119.570 euro). Alla fine dell’anno scorso, il patrimonio finanziario del Belgio ammontava a 1.089,9 miliardi di euro, nonostante Allianz stimi che tra il 2010 e il 2014 gli investitori belgi abbiano perso 6,2 miliardi di euro in interessi a causa dei tassi d’interesse particolarmente bassi della Banca centrale europea e quindi di rendimenti obbligazionari poco generosi. I motivi di questa fortuna sono principalmente storici. Il Belgio è stato protagonista nell’Ottocento di uno straordinario sviluppo economico, grazie soprattutto al carbone. Dal 1850 al 1875, la rete ferroviaria passa da 1.000 a 3.500 chilometri, ed è all’epoca la più densa al mondo. Tra il 1846 e il 1880, la produzione industriale cresce di oltre il 150%, mentre fra il 1850 e il 1870 la produzione di carbone è moltiplicata per tre. La produzione di ghisa, invece, passa da 100mila tonnellate nel 1834 a oltre 800mila tonnellate nel 1880. Il Belgio è considerato nella seconda metà dell’Ottocento il secondo più ricco e industrializzato paese al mondo dopo la Gran Bretagna. La stazza totale delle navi che fanno scalo ad Anversa è in forte crescita: da 154mila tonnellate nel 1840 a 2.623.000 tonnellate nel 1880 fino a toccare le 6.720.000 tonnellate nel 1900. A un secolo di distanza, la ricchezza del paese si tocca ancora con mano, nonostante l’aspetto démodé di Bruxelles e l’invecchiamento di molte infrastrutture. Quadri, libri, statue, orologi, mobili e altri oggetti venduti il sabato e la domenica nei numerosi mercati all’aperto che segnano la vita di quartiere in molte città del paese sono il riflesso della ricchezza del Belgio. La borghesia rimane molto agiata, aiutata certamente da una legislazione fiscale che premia il patrimonio (anche immobiliare) e penalizza il lavoro. Anche i ricchi belgi, tuttavia, dovranno fare i conti con la debolezza dell’economia, il rischio di deflazione, oltre che con una politica economica che rischia a un certo punto di colpire sempre più anche il patrimonio. Soprattutto, come altri paesi, il Belgio sta subendo un allargamento della forbice tra i più abbienti e i meno abbienti, una tendenza che potrebbe avere gravi conseguenze sociali e politiche in tutta Europa.
(Nella foto, un borghese belga dell’Ottocento, Monsieur de Pachtere, in un dipinto di Edouard Agneessens, 1875, Musée Fin-de-Siècle, Bruxelles)