L’Italia ha strappato qualche giorno fa l’impegno dell’Europa a rafforzare la presenza di Frontex nel Mediterraneo meridionale, pur di aiutare il governo italiano a meglio gestire l’arrivo di migliaia di immigrati clandestini dall’Africa e dall’Asia. Il commissario agli affari interni Cecilia Malmström ha parlato di una operazione Frontex Plus con più mezzi, più soldi, più personale. Il compito dell’agenzia europea è di facilitare il controllo delle frontiere esterne dell’Unione. Non esiste in Europa un corpo di guardie-frontiera. Anche per questo motivo, la signora Malmstroem ha ammesso che il successo dell’operazione dipenderà dalla buona volontà dei paesi membri poiché Frontex è una agenzia che si basa sulla collaborazione degli stati membri e tra gli stati membri. Il ministro degli Interni Angelino Alfano ha espresso soddisfazione. Da tempo, l’Italia chiedeva maggiore aiuti, criticando “l’egoismo dell’Europa”, secondo l’espressione retorica della classe politica italiana. In marzo, il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha accusato la Commissione europea di salvare volentieri le banche “per poi lasciar morire le madri con i bambini”. L’Italia è certamente in una posizione molto particolare. È al centro del Mediterraneo, è l’approdo facile di molte imbarcazioni provenienti dal Maghreb, ha circa 7.500 chilometri di coste non facili da sorvegliare. Che abbia bisogno del sostegno europeo non c’è dubbio. In parte lo ha ricevuto, ma con molta ritrosia. Uno dei motivi è certamente finanziario, in un momento di ristrettezze economiche per tutti i paesi dell’Unione. Peraltro, molti stati membri possono dire di fare la loro parte concedendo asilo agli immigrati (20.125 decisioni positive in Germania nel 2013, rispetto alle 14.390 in Italia). Chi a Roma si lamenta che Frontex ha pochi soldi dovrebbe ricordare come tutti i paesi europei in occasione delle recenti trattative sul bilancio comunitario 2014-2020 abbiano difeso i fondi di coesione o a favore dell’agricoltura, tagliando molti altri capitoli di spesa. Un’altra ragione della ritrosia europea è in parte regolamentare. Con Mare Nostrum, l’Italia è impegnata in costose operazioni di Search & Rescue, un’attività che Frontex non è giuridicamente preposta a compiere. Modifiche significative al mandato non sono state mai introdotte. Per paura che i costi per Frontex e quindi per i paesi membri aumentino? In parte sì, ma non solo. C’è una preoccupazione dei partner dell’Italia che sfugge al dibattito italiano: il fatto che una parte del territorio nazionale italiano non sia controllato dalle forze dell’ordine. Se l’Europa è sempre molto riluttante ad aiutare il governo italiano nel Mediterraneo meridionale il motivo è anche la diffidenza per un paese che non dimostra sufficiente forza o impegno nel lottare contro la malavita organizzata. Che senso ha per gli altri 27 paesi dell’Unione aiutare l’Italia con mezzi e soldi, se poi il governo italiano non riesce a controllare una parte del territorio nazionale? In luglio, a Oppido Mamertino (in Calabria), alla statua della Madonna, portata a braccio da una ventina di persone durante una processione religiosa, è stato fatto fare un inchino davanti alla casa di un boss della ‘Ndrangheta, Giuseppe Mazzagatti, agli arresti domiciliari. In agosto, La Repubblica rivelava che circa 200 persone hanno fatto irruzione nell’ospedale Caldarelli di Napoli per recuperare con la forza alle due di notte la salma di un camorrista perché la veglia d’onore potesse essere fatta nel quartiere di residenza. All’inizio di settembre, il nuovo responsabile della Mobile di Parma, Corrado Empoli, ha spiegato alla Gazzetta di Parma, riferendosi alla presenza della malavita organizzata nel Nord Italia: “Io alle isole felici non credo. Nemmeno a Parma, nemmeno in un territorio sano e economicamente forte come questo”. Non bisogna essere di Copenhagen o di Amburgo per interrogarsi con preoccupazione sulle capacità del governo di controllare il territorio nazionale. La stessa Francia – che in Corsica, a Marsiglia o in alcuni quartieri cittadini soffre di problemi simili all’Italia – non esita a controllare la metropolitana di Parigi o la stazione di Strasburgo con l’esercito in assetto di guerra pur di salvaguardare l’ordine pubblico. In un comunicato lunedì scorso, i ministri degli Interni di Francia e Germania hanno criticato l’Italia: “Molti dei rifugiati che sbarcano in Italia viaggiano poi verso altri Stati, in particolare del Nord Europa”, si legge in una nota congiunta pubblicata qualche giorno prima di un incontro tra il ministro Alfano e il suo omologo tedesco Thomas de Maiziere. I ministri hanno chiesto il rispetto delle regole europee, “tra cui l’obbligo di registrare i migranti nel primo Stato europeo di arrivo”. È probabile che l’Italia in questi mesi sia riuscita a sensibilizzare i suoi partner sulla necessità di meglio collaborare nel controllo delle frontiere meridionali dell’Unione; sia Parigi che Berlino hanno dato il loro appoggio a una maggiore collaborazione europea nel Mediterraneo. Ma il successo di Frontex Plus oggi e della nascita di un corpo europeo di guardie-frontiera domani dipenderà in ultima analisi anche dalla capacità del paese di rassicurare gli altri stati membri sulla sua capacità a controllare effettivamente il proprio territorio nazionale.
(Nella foto, il ministro degli Interni Angelino Alfano e il suo omologo tedesco Thomas de Maiziere durante una conferenza stampa a Berlino il 2 settembre scorso)
Dal Fronte di Bruxelles (ex GermaniE) è anche su Facebook