Un piccolo manuale pubblicato nel 1944 dal ministero degli Affari Esteri inglese e dalla Direzione della guerra politica (il Political Warfare Executive) per i soldati britannici che si apprestavano a sbarcare in Normandia contiene a 70 anni di distanza non poche lezioni per il cittadino europeo di oggi. La pubblicazione – intitolata Instructions for British Servicemen in France – è nelle librerie francesi in questi giorni. Il manuale è una via di mezzo tra Il Galateo di Giovanni della Casa e I dieci comandamenti di Thomas Jefferson. Mentre oggi i politici e la stampa accendono gli animi e soffiano sul fuoco dei risentimenti nazionali, 70 anni fa, in piena Seconda guerra mondiale, il Foreign Office insegnava ai soldati inglesi le regole del buon militare che doveva essere tollerante, saggio, informato e perspicace. Il manuale contiene indicazioni concrete. Spiega ai soldati destinati a sbarcare in Francia di non spendere in modo stravagante; di non bere esageratamente; di rivolgersi alle persone chiamandole Monsieur, Madame o Mademoiselle, com’è abitudine in Francia; di parlare lentamente se devono esprimersi in inglese, in modo da farsi capire; di guidare sul lato destro della strada; di comportarsi bene con le signore. Ma al di là delle indicazioni pratiche, il ministero offre un decalogo del buon europeo, rinnegando i luoghi comuni sul francese che gli inglesi chiamano solitamente e con disprezzo frog eater, mangiatore di rana. Spiega che la Francia ha subito quattro anni di occupazione tedesca, e che nel 1944 è ormai fisicamente e psicologicamente sfinita. Nota che dal 1940 sono stati fucilati dall’occupante nazista circa 5.000 resistenti all’anno, “uno ogni due ore”. Più in generale, si chiede con particolare umiltà il Foreign Office: “Se i tedeschi avessero potuto attraversare la Manica nello stesso modo in cui hanno attraverso il fiume Mosa siamo proprio sicuri che la Gran Bretagna non avrebbe sofferto lo stesso destino della Francia?”.I francesi, si legge sempre nel manuale, “si mostrano più educati di molti di noi e apprezzano il dibattito intellettuale più di noi. Spesso penserete che due francesi stanno bisticciando violentemente quando in realtà stanno discutendo un qualche punto astratto”. L’idea poi che i francesi “vivano una orgia gloriosa di ‘vino, donne e canzoni’ non è mai stata vera”. Nel loro manuale, i diplomatici inglesi ammettono che molti inglesi nel 1944 accusano ancora la Francia di avere gestito male l’inizio della guerra, arrendendosi troppo presto all’occupante tedesco. “Se siete tra questi – dice il Foreign Office – ricordatevi che non c’è nulla da guadagnare a rivangare il passato e che gli eventi dal 1940 in poi hanno dimostrato quale è lo spirito della Francia di oggi”. Il popolo francese, “come il vostro d’altronde, include buoni e cattivi caratteri”, avverte il Foreign Office. “Sarete fortunati se incontrerete solo i francesi di buon carattere. Non lamentatevi sui francesi in generale se doveste incontrare un francese con un cattivo temperamento. Vi sono probabilmente uno o due inglesi di cattivo carattere in ogni unità britannica”. Il governo inglese suggerisce ai soldati di non parlare né di politica né di religione, due argomenti troppo controversi. “Ogni moneta ha due lati. Non volete prendere posizione su nessuno dei due”. Infine, il Foreign Office chiede ai propri militari di essere rispettosi delle sensibilità locali: i francesi “credono che la Francia sia un grande paese, con una grande eredità di civiltà – e hanno tutte le ragioni per pensarlo”. Forse dietro a questi suggerimenti si nasconde (anche) una punta di ipocrisia. E’ meglio l’ipocrisia di ieri che i pregiudizi di oggi.
(Nella foto, il primo ministro inglese Winston Churchill durante una visita a Parigi nel 1944 dopo lo sbarco delle truppe alleate in Normandia)