La situazione della Grecia continua a preoccupare l'establishment europeo, nonostante l'elevata probabilità che nel paese mediterraneo il 2013 si sia chiuso con un attivo di bilancio primario pari a circa lo 0,5% del prodotto interno lordo. Alcune importanti incertezze continuano a permanere, tanto che vi è il rischio quest'anno di un buco finanziario proprio mentre giunge a conclusione il secondo programma di aiuti internazionali. In tutto, il paese ha ricevuto prestiti per 240 miliardi di euro. Qui a Bruxelles molti responsabili europei si chiedono prima di tutto se i risultati di finanza pubblica ottenuti nel 2013 siano sufficientemente solidi per essere ripetuti anche nel 2014 e negli anni successivi. "L'attivo primario è dovuto tendenzialmente a tasse molto elevate sulle proprietà immobiliari. Queste imposte ci saranno anche nel 2014. Ma con quale impatto negativo sull'economia e, di conseguenza, sull'andamento del bilancio?", si chiedeva qualche giorno fa ad Atene un esponente di spicco dell'establishment greco. In maggio, la Grecia dovrà rimborsare obbligazioni pubbliche per circa 10,8 miliardi di euro. Anche questo impegno metterà a dura prova le finanze pubbliche greche. Un altro aspetto che rende incerto il futuro del paese è l'analisi dei bilanci bancari che la Banca centrale europea (BCE) effettuerà nei prossimi mesi. Di quanto denaro fresco avranno bisogno gli istituti di credito greci? Basteranno i 10 miliardi di euro o poco meno che sono rimasti dei 50 miliardi di euro prestati a suo tempo dai creditori internazionali per aiutare il sistema bancario greco?
"La possibilità di un buco finanziario è chiara", spiega un responsabile europeo. "Se dovesse concretizzarsi bisognerà valutare quando risolvere il problema". Anche se il buco è probabilmente piccolo, la questione sarà controversa in molti paesi dell'Unione, soprattutto a ridosso delle prossime elezioni europee di maggio. La questione peraltro incrocia quella della sostenibilità del debito greco. Il Fondo monetario internazionale non può concedere il suo benestare al versamento di nuovi prestiti senza certezze su questo fronte. Una possibilità è che l'Europa dia all'FMI l'assicurazione che aiuterà la Grecia, rinviando a dopo le elezioni europee la decisione formale di ripianare il buco finanziario. Sempre legata al voto europeo è la richiesta greca di godere di un alleggerimento del proprio debito pubblico in linea con un accordo europeo del novembre 2012. Forte di un attivo di bilancio primario, la Grecia sta chiedendo di rivedere le condizioni a cui ha ricevuto l'aiuto internazionale. Mentre il governo di grande coalizione presieduto da Antonis Samaras vorrebbe ricevere questo alleggerimento prima del voto di maggio, per utilizzarlo nella battaglia di politica interna contro la sinistra radicale di Syriza o l'estrema destra di Alba Dorata, in Germania si vorrebbe rinviare la discussione a dopo le elezioni europee, per evitare contraccolpi nell'elettorato tedesco. "Una soluzione di compromesso potrebbe essere un comunicato in occasione di un prossimo Ecofin di primavera in cui i ministri ribadiscono il loro impegno di valutare un alleggerimento del debito greco, dando qualche dettaglio in più e rinviando decisioni concrete a dopo il voto – spiega il responsabile europeo -. Credo che Berlino sarà flessibile su questo". Concretamente, l'alleggerimento del debito greco non avverrà probabilmente con un taglio del valore nominale delle obbligazioni. Piuttosto, si sta riflettendo su un allungamento della maturità delle obbligazioni o su una riduzione dei rendimenti. I prestiti dell'EFSF hanno attualmente una durata di 30 anni e un tasso d'interesse dell'1,5%. Più in generale, l'impressione qui a Bruxelles è che la Grecia continuerà ad avere bisogno dell'aiuto europeo, anche dopo la scadenza del prossimo programma.
(Nella foto, il primo ministro Antonis Samaras durante il suo discorso di presentazione della presidenza greca dell'Unione qualche giorno fa dinanzi al Parlamento europeo a Strasburgo)
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