I paesi dell'Unione europea hanno promesso che entro la fine dell'anno troveranno un atteso accordo sulla nascita di un meccanismo unico di gestione delle crisi creditizie. Si tratta del secondo pilastro dell'unione bancaria dopo che i 28 hanno trovato una intesa per trasferire la vigilanza dai paesi membri alla Banca centrale europea (BCE). I tempi sono stretti anche perché l'eventuale accordo tra i governi dovrà poi essere approvato dal Parlamento europeo prima della fine della legislatura (il rinnovo dell'assemblea parlamentare è previsto in maggio). Una nuova riunione dei 28 ministri delle Finanze europei si terrà martedì qui a Bruxelles. Nell'ottica dell'establishment europeo, l'unione bancaria deve servire a rafforzare il braccio economico dell'unione monetaria, spezzare il circolo vizioso tra bilanci bancari e bilanci sovrani, ridare vigore al finanziamento dell'economia da parte degli istituti di credito. Se oggi il credito fa fatica ad aiutare le imprese è anche perché gli investitori non si fidano dello stato di salute dei bilanci delle banche europee e dell'indipendenza delle autorità nazionali di vigilanza. Sui mercati finanziari impongono quindi alle banche costi di rifinanziamento elevati che le stesse banche poi trasferiscono a loro volta su famiglie e imprese. Il ragionamento è che trasferendo la vigilanza alla BCE sarà possibile in ultima analisi rafforzare la fiducia degli investitori, anche perché l'istituto monetario ha promesso che farà nel 2014 una valutazione seria e inappuntabile dei bilanci bancari (in inglese, l'impegno si chiama asset quality review), imponendo se necessario agli istituti di credito in difficoltà eventuali ricapitalizzazioni. Come non credere, tuttavia, che la severità dell'analisi dei bilanci bancari sarà il riflesso tanto della serietà della BCE quanto della rilevanza della force de frappe finanziaria che i paesi europei sono pronti a mettere sul tavolo per rimettere ordine nei conti societari? Più in generale, agli occhi dei mercati, la asset quality review sarà tanto più credibile quanto più i governi saranno pronti a contribuire alla ricapitalizzazione delle banche in crisi.
Questo secondo tema non è ancora stato risolto. Secondo Standard & Poor's, l'ammanco finanziario degli istituti di credito della zona euro ammonterebbe a 95 miliardi di euro, pari all'1,0% del prodotto interno lordo dell'unione monetaria. I governi hanno deciso che nel caso di ricapitalizzazione, a essere messo a contribuzione sarebbe prima di tutto il settore privato, poi il settore pubblico nazionale e infine gli strumenti europei. Per ora, mancano cifre rassicuranti. Germania e Austria appartengono a quella manciata di paesi che hanno messo da parte (poco) denaro per finanziare eventuali ricapitalizzazioni. A livello europpeo, il meccanismo europeo di stabilità (ESM) ha a disposizione per il settore bancario appena 60 miliardi di euro. L'ESM può prestare denaro agli stati che a loro turno lo presterebbero alle banche. Questa opzione tuttavia non spezzerebbe il circolo vizioso tra bilanci bancari e bilanci sovrani. L'altra possibilità è la ricapitalizzazione diretta degli istituti di credito sempre da parte dell'ESM, che è ostacolata da alcuni paesi per paura di sobbarcarsi attraverso lo strumento europeo i debiti bancari di altri stati membri. "Non c'è appetito in questo momento per questa soluzione", ammette un alto responsabile europeo. I ministri delle Finanze cercheranno nei prossimi giorni un accordo sul meccanismo unico di gestione delle crisi bancarie. Potrebbero trovarlo; ma senza una intesa convincente sulla force de frappe finanziaria da associare all'analisi dei bilanci bancari della BCE, il rischio è che la valutazione dei bilanci bancari sia inadeguata e che l'unione bancaria nasca pericolosamente sbilenca. Secondo il Fondo monetario internazionale, le venti maggiori banche italiane potrebbero avere bisogno nel peggiore dei scenari fino a 14 miliardi di euro di denaro fresco.
(Nella foto, il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi durante una recente conferenza stampa a Francoforte)
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