Roland Berger: “Adottare l’euro così presto è stato un tragico errore” – 18/08/13

BRUXELLES - Se c'è una personalità tedesca impegnata a spiegare la Germania in Italia e l'Italia in Germania questa è Roland Berger. A 75 anni non ha più responsabilità operative nell'omonima società di consulenza da lui fondata nel 1967, ma continua a sedere nei consigli di amministrazione di varie società. In Italia, tra gli altri in RCS e Geox. Al Sole 24 Ore ha illustrato la sua visione della crisi europea, mentre le elezioni tedesche si avvicinano. A proposito dell'adozione dell'euro parla di «tragico errore».


Alla Germania si rimprovera di avere nella crisi debitoria un atteggiamento indifferente, nazionalista. È proprio così?La Germania è nella stessa situazione di tutti gli altri Paesi europei. L'élite politica e imprenditoriale tedesca è fortemente convinta che l'integrazione europea sia necessaria, perché solo così i singoli Paesi possono continuare a pesare a livello mondiale, possono garantire una crescita dell'intera Europa e difendere i valori e i diritti europei. Purtroppo, come in altri Paesi, anche in Germania l'euro ha creato una profonda disillusione nell'opinione pubblica.
In che senso disillusione?
La mia impressione è che l'introduzione precoce dell'euro sia stata un tragico errore. L'euro è stato introdotto 20 anni troppo presto. Gli europei non erano ancora pronti ad adattare la politica economica e di bilancio dei singoli Paesi alla presenza di una moneta unica. L'euro è associato ad un contratto, il Trattato di Maastricht, che però tutti gli Stati o quasi hanno violato. Il risultato è che l'euro, lo strumento principe di integrazione europea, sta oggi dividendo i Paesi membri e spaccando le società nazionali.
Secondo l'ultimo Eurobarometro, il 46% degli europei è pessimista sul futuro dell'Unione.
Tutti i Paesi hanno l'impressione di essere stati ingannati. Il livello di accettazione della moneta unica e, di conseguenza, dell'Unione europea è molto più basso di prima. E non vedo come possa risalire rapidamente, nei prossimi cinque anni. 
È pessimista: l'euro è destinato a fallire?
Nessuno crede che si possa abbandonare l'euro. I costi di una tale scelta sono incalcolabili, perché una decisione di questo genere sarebbe distruttiva per l'Europa, per ogni Paese dell'Eurozona ed avrebbe conseguenze negative anche per il mondo intero. L'euro rappresenta il 14% del prodotto interno lordo mondiale, il 24% del commercio mondiale, il 24% delle riserve valutarie mondiali. La fine dell'euro avrebbe conseguenze economiche, politiche e sociali peggiori della crisi del 1929.
Si rimprovera alla Germania di non mostrare la via fuori dalla crisi.
È vero che per motivi storici i tedeschi temono di ricoprire la funzione di leader in Europa, respingo però l'idea che la Germania non si stia impegnando per superare la crisi europea. Al di là dei pacchetti di aiuto ai Paesi in difficoltà, la Germania ha adottato dure riforme nei primi anni della zona euro, per adattarsi alle esigenze di una unione monetaria. Nel frattempo, molti Paesi hanno invece soprattutto approfittato dei bassi tassi d'interesse, creando così una bolla economica artificiale con tutte le sue conseguenze.
Di cui hanno beneficiato anche le banche tedesche.
Sì, è vero fino al 2008, come tutte le banche del mondo. Ma dire che la Germania in generale ha solo approfittato dell'euro è sbagliato. Certo, le imprese tedesche si sono radicate in tutti Paesi dell'Unione. Ma così avrebbero potuto fare anche le società di altri Paesi, se avessero agito con lungimiranza. Quel che conta è ciò che succede ai cittadini. E i cittadini tedeschi in questi anni hanno subito una decurtazione del reddito reale e del potere di acquisto.
La Germania è sempre stata pronta a trasferire sovranità dalla periferia al centro. Non più.
È vero, questa tendenza è calata. Non c'è più fiducia reciproca. Guardiamo alla raccolta delle tasse: in Italia lo Stato è spesso visto dai suoi cittadini come un nemico o come una preda. In Germania invece c'è uno spirito civico più forte. Ma una moneta comune richiede un comportamento coerente di tutti i Paesi membri; la moneta unica è arrivata troppo presto.
In molti Paesi si parla di ripresa entro la fine dell'anno. Lei che impressioni ha?
Dobbiamo arrenderci al fatto che la riduzione dell'indebitamento comporta nell'Eurozona anni di bassa crescita, se non addirittura recessione, e forse di elevata disoccupazione. Non c'è motivo razionale per essere troppo ottimisti. 
La Germania si arrenderà all'idea di una mutualizzazione dei debiti pubblici?
Se il voto di settembre porterà al potere una grande coalizione democristiano-socialdemocratica, come possibile secondo gli ultimi sondaggi, posso immaginare un po' più di disponibilità a partecipare ai piani di aiuto ai Paesi in difficoltà, ma niente di più. Per quanto riguarda la mutualizzazione dei debiti, non mi aspetto aperture da parte della Germania a breve. L'Europa del futuro sarà al massimo confederale, ma non federale.