Può una monarchia contribuire alla modernità di un Paese? In Belgio, forse sì. Mentre a Londra e a Madrid Elisabetta II e Juan Carlos continuano a regnare nonostante la tarda età, a Bruxelles Alberto II ha annunciato all'inizio di luglio di voler farsi da parte, lasciando il posto al figlio Filippo. Le cerimonie di abdicazione e di intronizzazione sono previste per domani, giorno della festa nazionale e del giuramento del primo re del Belgio, Leopoldo, quasi duecento anni fa, il 21 luglio 1831, al momento della nascita del Paese. Dopo 20 anni di regno, Alberto II, 79 anni, lascerà il proscenio e si ritirerà dalla vita pubblica. A giurare fedeltà alla Costituzione davanti alle Camere riunite sarà il figlio primogenito Filippo, Duca di Brabante, 53 anni, che in questi anni ha partecipato attivamente alle missioni economiche organizzate dal governo all'estero. Il canale televisivo belgo-lussemburghese Rtl si chiedeva nei giorni scorsi se la famiglia reale mancasse di glamour. «Peccato. Nessun invitato straniero, nessun bel vestito», si lamentava la rivista olandese Royalty. Peccato? Il Belgio, che da domenica avrà il settimo re della sua storia, è una monarchia sui generis. La famiglia reale non è oggetto della riverenza e della foga che segna il rapporto degli inglesi con i loro sovrani. Qui (per fortuna) non si cade negli eccessi del royal baby. Nel Paese di Magritte e di Tintin, non passa giorno senza che la Rtbf, la radio-televisione pubblica, si diverta alle spalle dei monarchi. Il regno è attraversato da tentazioni secessioniste e scossoni repubblicani, ma le prese in giro sono sempre fatte con garbo e leggerezza, e soprattutto una spiccata ironia. Nonostante la presenza di una famiglia reale storicamente legata alla Chiesa Cattolica, da anni ormai il piccolo Paese consente agli omosessuali di sposarsi e a chi vuole di praticare l'eutanasia, terminando la propria vita senza aspettare la fine naturale della propria esistenza. Addirittura, si discute se il diritto all'eutanasia possa essere concesso anche ai minori. Annunciando la sua intenzione di abdicare a favore del figlio, Alberto II ha spiegato che l'impegno della sua famiglia è di permettere all'istituzione reale «di continuare ad avanzare con il proprio tempo».
D'altro canto, neppure la famiglia reale belga è stata esente da
scandali. Ad Alberto II viene attribuita una presunta figlia, Delphine
Boël, nata nel 1968 da una relazione con un'aristocratica belga. Qualche
mese fa, la stampa in questo Paese ha accusato la Regina Fabiola,
vedova del re Baldovino, di avere creato «fondazioni private» pur di
eludere il pagamento delle imposte a beneficio dei suoi nipoti. Il
principe Lorenzo del Belgio, fratello del prossimo re Filippo, è stato
coinvolto in una vicenda di malversazione di fondi della Marina
militare. Il governo ha colto l'occasione per ridimensionare le dotazioni di
cui gode la famiglia reale, complice la crisi economica. L'assegno della
regina Fabiola è stato ridotto di due terzi. Da pensionato, Alberto II
riceverà un assegno annuo di 923mila euro, rispetto agli 11,5 milioni
che riceve oggi. Da ora in poi, il re sarà soggetto all'imposta sul
reddito e l'imposta sul valore aggiunto. Anche in questo il regno del
Belgio si dimostra moderno. «Per la prima volta nella nostra storia, il
costo della monarchia è destinato a scendere», ha detto il premier Elio
Di Rupo. Nella sua edizione di oggi, il quotidiano La Libre Belgique ha
interpellato un repubblicano e un monarchico. L'ex magistrato belga
Christian Panier ha affermato che «è malsano collocare alla testa dello
Stato qualcuno che è lì per il caso della germinazione dei suoi autori».
Lo scrittore franco-lussemburghese Stéphane Bern ha invece difeso
l'istituzione monarchica: «Cosa è meglio: qualcuno che è stato
preparato, in certi casi per decenni, o qualcuno che può arrivare
direttamente al potere perché ha acquistato gli elettori a colpi di
promesse demagogiche?». Con qualche mese di ritardo, Alberto II ha scelto di seguire
l'esempio di Beatrice di Olanda, abdicando a favore del figlio quando
questi è ancora giovane. L'abdicazione dopotutto è un'abitudine in
Belgio. Baldovino abdicò per un giorno nel 1990 perché non volle firmare
la legge che liberalizzava l'aborto. Leopoldo II lasciò il trono nel
1951, sulla scia delle polemiche per le sue scelte controverse durante
la guerra. In altri Paesi, monarchie o repubbliche, le abitudini sono
tutt'altre; le dimissioni sono difficili e la gerontocrazia è la regola. B.R.
PS: Questo pezzo è stato pubblicato la prima volta sul sito del Sole/24 Ore.
(Nella foto, les frites con i colori della bandiera belga – nere, gialle e rosse – in occasione della festa nazionale del 21 luglio)
NB: Dal fronte di Bruxelles (ex GermaniE) è anche su Facebook