BRUXELLES – La strada verso la nascita di una tassa sulle transazioni finanziarie in Europa appare sempre più tortuosa e complicata. Negli ultimi giorni, la Gran Bretagna ha deciso di fare ricorso alla Corte di giustizia dell'Unione europea, appoggiata dal Lussemburgo. Nel frattempo, una riunione tecnica tra gli 11 Paesi che hanno deciso di perseguire una cooperazione rafforzata per adottare una Tobin tax ha messo in luce molti dubbi e incertezze.
Annunciando il ricorso in giudizio, il cancelliere allo Scacchiere
George Osborne ha spiegato che la Gran Bretagna è preoccupata dagli
"effetti di extraterritorialità" della proposta della Commissione.
Successivamente, il ministro delle Finanze lussemburghese Luc Frieden ha
spiegato di avere "molta comprensione" per la posizione inglese.
"Certamente – ha aggiunto – porteremo il nostro sostegno alla procedura
dinanzi alla Corte di giustizia dell'Unione".
Gran Bretagna e Lussemburgo sono due dei 16 Paesi dell'Unione che
hanno rifiutato l'idea di introdurre una Tobin tax in Europa. Undici
Stati membri – Germania, Francia, Spagna, Italia, Austria, Belgio,
Grecia, Portogallo, Slovenia, Slovacchia ed Estonia – hanno quindi
deciso di perseguire la strada di una cooperazione rafforzata. Stanno
negoziando un compromesso sulla base di una proposta presentata dalla
Commissione in febbraio (si veda Il Sole 24 Ore del 14 febbraio 2013).
Il problema è che neppure tra questi 11 Paesi c'è consenso sui modi
in cui questa nuova imposta dovrebbe essere adottata. In una riunione
nei giorni scorsi sono emerse non poche incertezze. Alcuni Paesi si sono
chiesti se la tassa possa in modo o nell'altro pesare sulle operazioni
di pronti contro termine a breve termine delle banche. "L'imposta creerà
un costo addizionale che non è sostenibile per i partecipanti al
mercato", si legge in un documento inviato alla Commissione.
Alcuni Paesi hanno previsto la prossima "scomparsa" di questo
particolare mercato, tanto da mettere in crisi "la gestione del rischio"
di molte banche. "La scomparsa di questo mercato – si legge nel
documento – penalizzerà il mercato delle obbligazioni sovrane e di
conseguenza provocherà un aumento dei costi di finanziamento dei
governi". Dello stesso avviso si è detto il presidente della Bundesbank,
Jens Weidmann, in un discorso a Dresda.
Alcuni governi si chiedono se i nuovi costi provocati dalla tassa
saranno compensati dal gettito previsto (30 miliardi di euro) e hanno
posto quindi il problema dell'aliquota dello 0,1% sulle obbligazioni
sovrane che potrebbe pesare sui titoli a breve. Vincenzo Scarpetta,
analista del centro-studi Open Europe, è convinto che questo documento
mostri come la proposta di Tobin tax "potrebbe provocare un aumento dei
costi per i governi e per il settore privato, nel momento meno opportuno
per l'Italia". Roma ha già spiegato che sulla tassazione dei titoli
sovrani metterà il veto.
La Commissione ha voluto gettare acqua sul fuoco, ridimensionando la
portata del documento circolato a Bruxelles. "E' totalmente normale che
i Paesi vogliano verificare tutti i dettagli di un testo legislativo
così importante", ha detto ieri la portavoce Emer Traynor. "E'
perfettamente legittimo che (…) chiedano chiarimenti su alcuni punti (…)
Risponderemo nel dettaglio in un incontro tecnico previsto il 22
maggio, e ci aspettiamo di fugare molte delle loro preoccupazioni". B.R.