DUBLINO – La presidenza irlandese dell'Unione ha usato la riunione dei ministri finanziari che si è chiusa ieri a Dublino per rilanciare il progetto di unione bancaria. L'Ecofin ha dato il suo assenso al passaggio della vigilanza creditizia alla Bce. Tuttavia, il mosaico di unione bancaria è tutt'altro che completo, e su altri aspetti – come la nascita di un fondo unico di risoluzione – le divisioni tra i Paesi rischiano di pesare non poco, proprio mentre monta la crisi finanziaria in Slovenia.
Dopo
l'intesa raggiunta venerdì, il progetto legislativo che sancisce la
nascita di una vigilanza unica dovrebbe entrare in vigore, dopo alcuni
altri passaggi tecnici, tra giugno e luglio. Immediata l'entrata in
vigore; l'entrata a regime della riforma è invece prevista solo un anno
più tardi. La stessa Bce ha chiesto tempo prima di poter vigilare
direttamente su circa 150 banche. Gli altri istituti di credito
resteranno sotto l'egida nazionale, a meno che l'istituto monetario
decida di avocarli a sé. Dopo una discussione che ha visto dure prese di
posizioni del ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble, la Germania ha
ottenuto una dichiarazione in cui si precisa che i paesi «sono pronti a
lavorare in modo costruttivo su una proposta di cambiamento dei
Trattati». Berlino vuole sancire la separazione tra politica monetaria e
vigilanza bancaria. «La modifica dei Trattati non è una pre-condizione
né per l'entrata in vigore né per l'entrata a regime», assicura un
esponente comunitario.
Ieri a Dublino, i sentimenti erano
contrastanti. Molti diplomatici sottolineavano il successo
dell'incontro, e il fatto che dopo mesi di trattative l'ultimo dubbio
sollevato dalla Germania in marzo è stato finalmente risolto. Altri,
invece, vedevano nella dichiarazione nuovi problemi a venire, visto che
riforme dei Trattati sono sempre controverse. «L'impressione – dice un
diplomatico – è che Berlino stia preparandosi per i prossimi negoziati,
quelli relativi a un fondo unico di risoluzione delle banche in crisi».
Durante
una conferenza stampa, il commissario al mercato unico Michel Barnier
ha confermato ieri che intende presentare un progetto legislativo «entro
la fine dell'estate». Ancora non è chiaro come sarà strutturato il
fondo, che la Bce considera «un complemento essenziale» alla vigilanza
unica, come ha detto il vice presidente dell'istituto monetario Vítor
Constâncio. La questione è delicata, fosse solo perché ci sono ancora
dubbi su quale sarà la base giuridica del nuovo strumento. Per la
Germania non è un aspetto banale, per via dei poteri che ha la Corte
costituzionale di Karlsruhe. Guardando ai Trattati, mentre la vigilanza
unica pone il problema della separazione tra vigilanza bancaria e
politica monetaria, il fondo di risoluzione o le garanzie sui depositi
potrebbero porre il problema della mutualizzazione dei debiti. «Se la
Germania ha insistito per aprire la porta a una modifica dei Trattati è
anche per disinnescare eventuali ricorsi giudiziari», dice un
diplomatico.
Altri osservatori sono meno benevoli. Sono convinti che
il governo Merkel sia pronto a federalizzare la disciplina, non la
solidarietà. «Come non pensare che l'addendum sia uno strumento per
frenare le speranze di chi vuole un'ambiziosa unione bancaria, o peggio
ancora un'arma nelle mani di Londra per chiedere revisioni dei
Trattati?», si chiedeva ieri un negoziatore europeo. Parallelamente,
rimane il tema della ricapitalizzazione diretta delle banche da parte
del Meccanismo europeo di stabilità (Esm).
L'accordo politico a
livello europeo prevede che, in attesa dell'entrata a regime della
vigilanza unica, l'Esm possa ricapitalizzare gli istituti, a patto però
che siano vigilati dalla Bce. I progressi nel trovare regole certe su
questo fronte – così come sulle regole di risoluzione delle banche in
crisi – sono lentissimi, proprio mentre il progressivo peggioramento
della crisi finanziaria a Lubiana potrebbe a un certo punto richiedere
una urgente ricapitalizzazione diretta degli istituti sloveni. B.R.