Mai come in questi giorni i portavoce della Commissione Europea devono difendere la politica delle autorità comunitarie in Grecia. Ripetutamente, nelle conferenze-stampa quotidiane, molti giornalisti chiedono ai rappresentanti della Commissione se la politica di austerità imposta alla Grecia sia la strategia più appropriata. A sorprendere molti interlocutori sono le decisioni di ridurre il salario minimo, tagliare il numero di dipendenti pubblici, riformare il sistema pensionistico, pur di rimettere ordine nei conti pubblici. Ieri il portavoce del commissario agli affari economici Olli Rehn, lo spagnolo Amadeu Altafaj, ha cercato di spiegare che per decenni la Grecia ha vissuto oltre i propri mezzi, che per anni ha trascurato di riformare la propria economia, e infine che la Commissione per tentare di compensare le difficoltà sociali sta dirottando verso il paese mediterraneo generosi fondi strutturali. Tuttavia, per ora, a Bruxelles e nelle altre capitali europee, stanno prendendo il sopravvento le immagini di un popolo in grave difficoltà. Oggi ad Atene ha luogo l'ennesimo sciopero generale, in un contesto politico delicatissimo. Un economista greco, Yanis Varoufakis, ha spiegato di recente in un articolo della Deutsche Welle: "L'accettazione insincera della Grecia di misure impossibili, che non aveva alcuna intenzione di adottare, ha reso la Grecia altrettanto colpevole di aver accettato ciò che non poteva soddisfare quanto l’Unione Europea di aver imposto quello che non aveva il diritto di esigere".
La frase originale è di John Maynard Keynes (l'economista inglese al posto di Grecia aveva scritto Germania, e al posto di Unione Europea aveva scritto alleati). Il ragionamento è chiaro. Nello stesso modo in cui la Germania di Weimar aveva accettato le condizioni draconiane imposte dal Trattato di Versailles nel 1919, la Grecia di George Papandreu ha accettato la cura d'austerità imposta dal Trattato di Maastricht. I paralleli storici vanno presi con grande cautela, anche quando sono particolarmente attraenti come questo. La Germania del 1919 era appena stata sconfitta da una guerra cruente; la Grecia del 2012 è alla fine di una lunga fase di boom economico. La Germania del 1919 era un nemico da punire; la Grecia nel 2012 è un partner da salvare. Eppure, l'idea della sola austerità per curare tutti i mali della crisi debitoria sta mostrando la corda. Sostegni economici non bastano. E' necessario probabilmente ribaltare l'economia europea, e chiedere ai paesi con un attivo delle partite correnti di investire in Grecia, in modo da ridurre gradualmente lo scarto tra paesi del nord creditori e paesi del sud debitori. Non basta. Il rischio oggi non è tanto o non è solo di assistere a crescenti tensioni sociali ad Atene, ma di creare risentimenti nazionali, quasi piu pericolosi.
(In alto, una strada di Atene tapezzata di manifesti che annunciano un nuovo sciopero)
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