BRUXELLES – Incredibilmente, a sessant'anni dalla fine della seconda guerra mondiale, il conflitto continua a dividere italiani e tedeschi. Ieri la Corte di giustizia internazionale dell'Aja ha accolto un ricorso della Germania contro una sentenza della Corte di Cassazione a Roma che nel 2008 autorizzò i familiari di vittime di stragi naziste a chiedere indennizzi al Governo tedesco.
Secondo la Corte, un organismo delle Nazioni Unite, l'Italia «ha mancato di riconoscere (alla Germania, ndr), l'immunità riconosciuta dal diritto internazionale» per i reati commessi durante il Terzo Reich. La Corte considera che questo rifiuto costituisca «una lesione degli obblighi nei confronti dello Stato tedesco», ha dichiarato il giudice Hisashi Owada ieri nella città olandese.
In tal senso, il tribunale ha ricordato i vari accordi internazionali e atti legislativi dell'ultimo mezzo secolo, dal Trattato di Pace del 1947, alla legge federale del 1953 che prevedeva tra le altre cose compensi alle vittime del regime nazista, fino ai due accordi bilaterali dei primi anni 60. In una sentenza di 54 pagine, la cui lettura ha necessitato oltre un'ora, la Corte ha accolto tutti i punti di ricorso presentati dalla Germania nel 2008.
In quell'anno, Berlino aveva deciso di ricorrere contro una sentenza della Corte di Cassazione a Roma che riconosceva la Germania responsabile di essere stata la mandante dei militari nazisti che il 29 giugno 1944 uccisero 203 abitanti di Civitella, Cornia e San Pancrazio, in provincia di Arezzo. Le stragi avvennero mentre il destino della guerra si era capovolto e la Wehrmacht era in ritirata.
Il tribunale italiano aveva considerato che la clausola a favore della Repubblica Federale poteva essere superata in casi eccezionali, come per esempio «gravi violazioni del diritto umanitario». La Corte dell'Aja ha avuto gioco facile nel ricordare al punto 22 della sentenza che il Trattato di Pace del 1947 stabiliva che l'Italia avrebbe abbandonato ogni rivendicazione «per tutte le perdite e danni subiti durante la guerra».
Nel ribadire l'immunità degli Stati in campo civile, il tribunale dell'Aja ha quindi chiesto all'Italia «di prendere tutte le misure necessarie» affinché «le decisioni della giustizia italiana che contravvengono all'immunià (della Germania, ndr) siano prive d'effetto». La vicenda ha provocato polemiche nel mondo politico a Roma, ma sia la Farnesina che il ministero degli Esteri tedesco hanno voluto calmare le acque e guardare al futuro.
Il ministro degli Esteri Guido Westerwelle ha spiegato: «Risolveremo ora tutte le questioni attinenti all'applicazione di questa sentenza con i nostri amici italiani, nello spirito di vero partenariato». Il suo omologo Giulio Terzi ha aggiunto: «Riteniamo che la pronuncia fornisca un utile contributo di chiarimento soprattutto alla luce del riferimento che la Corte fa all'importanza di negoziati tra le due parti per individuare una soluzione».
Il riferimento indiretto dei due ministri è alla possibilità di trovare un accordo su un risarcimento agli ex internati militari italiani del Terzo Reich. Nel 2000, in una legge intitolata "Memoria, Responsabilità, Futuro", la Germania aveva escluso gli italiani da questo risarcimento per un cavillo giuridico, provocando disappunto in Italia. Forse la sentenza di ieri contribuirà paradossalmente a risolvere questa vicenda.
B.R.