David McAllister, il nuovo ministro-presidente della Bassa Sassonia, ha 39 anni. Christian Wulff, il nuovo presidente della Repubblica, 51. Ambedue hanno una famiglia giovane e figli piccoli. Non so se McAllister sia il nuovo Helmut Kohl, come dicono alcuni commentatori tedeschi. Certo, l’uomo è ormai un esponente di primo piano dell’establishment politico tedesco. La sua carica è regionale, ma in un paese federale come la Germania il suo ruolo è nazionale. Le regole della politica non riflettono sempre quelle prevalenti nella società nel suo insieme, ma la parabola di questi due uomini è interessante. Né McAllister, figlio di un soldato scozzese e di un'insegnante tedesca, né Wulff, abbandonato dal padre in giovane età, erano predestinati a una carriera veloce e di successo. In realtà, la Germania dà spazio ai giovani, cerca di applicare la meritocrazia, e crede nel ricambio generazionale. Questa settimana ho rivisto Alois Glück, l'ex leader dei cristiano-sociali bavaresi. Mi ha raccontato che a 70 anni è un pensionato: ha lasciato la presidenza del Landtag nel 2008, abbandonato qualsiasi carica politica, e si limita a presiedere l’associazione che raggruppa i cattolici tedeschi (Zentralkomittee der deutschen Katholiken). Il destino ha voluto che negli ultimi giorni due conoscenti tedeschi mi abbiano detto più o meno in questi termini: “Ai miei figli non ho intenzione di lasciare nulla in eredità. Il mio compito è quello di dar loro una buona Ausbildung, una buona formazione. Per il resto devono costruire la loro vita”.
I miei interlocutori sono relativamente giovani, sulla quarantina, e hanno ambedue una piccola società di servizi, nella consulenza d’impresa il primo, nell’editoria il secondo. In altre situazioni, la famiglia si adopera perché il patrimonio famigliare rimanga ai discendenti, soprattutto quando in ballo vi è una società. Naturalmente, si può trattare soltanto di un caso: i miei interlocutori potrebbero essere un’eccezione nel grande panorama tedesco. Oppure il loro impegno potrebbe essere smentito dai fatti tra qualche anno. Ma la presa di posizione – in apparenza un po’ drastica – mi ha fatto riflettere. Per molti versi, la scelta è il riflesso di un paese che a dispetto di tutto è ancora dinamico, nel quale i giovani hanno sbocchi professionali e possibilità di carriera. Certo, non c’è il dinamismo americano e il culto del self-made man, ma la scuola e l’università continuano a preparare le giovane generazioni, mentre gli stages sono occasioni per farsi conoscere e apprezzare. Chi studia bene e lavora coscienziosamente farà carriera, o meglio, si costruirà un futuro. La Ausbildung, la formazione, non è un concetto astratto. Generose fondazioni offrono borse di studio, aiuti finanziari, esperienze professionali. Scuole e università organizzano a seconda dei periodi e dei livelli tirocini in azienda, soggiorni all’estero, piccoli lavori estivi. Più in generale, il merito viene premiato. Anche in Germania esistono le grandi famiglie professionali o sociali. Non c’è paese poi che non abbia così tante Verbände, associazioni di categoria tutte dedicate alla difesa dell’interesse particolare. Ma l’iniziativa personale e imprenditoriale è apprezzata e sostenuta. Ogni mese il Financial Times Deutschland seleziona il nuovo "imprenditore del mese". Secondo Creditreform, una società di ricerca di mercato, nei primi sei mesi del 2010 sono state fondate in Germania 87.600 nuove attività economiche. Non male in piena crisi.
(In alto McAllister con la famiglia – In basso, Wulff appena eletto presidente della Repubblica)