BREMA – Di italiano il progetto Galileo non ha solo il nome. La società che darà finalmente all'Unione il tanto atteso sistema di navigazione satellitare ha sede in Germania; ma è stata fondata da un altoatesino. Il nome, Manfred Fuchs, farebbe pensare a un tedesco purosangue. Invece il fondatore della Orbital- und Hydrotechnologie Bremen (Ohb) è nato a Laces, nei pressi di Bolzano, settantadue anni fa.
Negli anni della bolla finanziaria il gigantismo andava di moda. Le istituzioni bancarie, le case automobilistiche, le compagnie aeree: tutte le aziende dovevano essere grandi, un po' come negli anni 70 tutte le imprese dovevano essere dei conglomerati. Ohb invece è lo straordinario successo di una piccola azienda famigliare a cavallo tra Germania e Italia che nella corsa alla costruzione dei 14 satelliti Galileo ha battuto niente meno che il gigante Eads e la sua filiale Astrium.
«È un mito che per costruire satelliti sia necessario essere una grande impresa. Bastano 80 persone; non 800, o 8mila o addirittura 80mila »,racconta Fuchs. L'uomo non lascia indifferente: alto e sorridente, passa dall'italiano al tedesco come un giocoliere da circocontrolla con maestria i suoi birilli. È un perfetto esempio di quelle terre di frontiera che sono oggi la forza dell'Europa unita, dopo esserne state per decenni il campo di battaglia.
L'affermazione di Ohb qualche settimana fa ha colto molti di sorpresa. «È la vittoria di Davide contro Golia», ha titolato il quotidiano Handelsblatt. Alla piccola azienda, capocommessa di un gruppo di società, è stato affidato un contratto da 566 milioni di euro. I satelliti dovrebbero essere consegnati tra il 2012 e il 2014. C'è chi tra i concorrenti sospetta ( o spera?)che l'azienda tedesca avrà difficoltà a rispettare le promesse.
La storia di Fuchs e della sua piccola società famigliare è uno splendido viaggio imprenditoriale. «Sono nato in Alto Adige nel 1938 – racconta, seduto nel suo ufficio alla periferia di Brema – . Ho studiato in un istituto tecnico industriale di Bolzano e poi dopo il diploma sono partito per la Germania, per studiare ingegneria. L'aeronautica è sempre stata la mia passione, da quando diventai negli anni 50 uno dei più giovani piloti italiani».
Lasciata l'Italia,Fuchs mette radici nella Repubblica Federale: qui si sposa con una signora di Amburgo; qui cresce i due figli; qui inizia a lavorare per la Erno (che sarà poi inglobata in Eads). Nel 1985 diventa l'imprenditore di sé stesso dopo che la moglie Christa, i figli ormai adulti, acquista una piccola azienda specializzata in sistemi idraulici, appena cinque dipendenti alla periferia di Brema, la città-stato nel nord della Germania.
«Mi ricordo che davanti al prezzo di acquisto avevo storto il naso: troppo alto – commenta oggi Fuchs- . Poi a convincermi è stata tra le altre cose la pulizia. L'ambiente era pulito: indispensabile per chi vuole costruire satelliti…». Poco alla volta, «il dinosauro dello spazio», come ama definirsi vista la sua esperienza ormai quarantennale in questo settore, trasforma Ohb nella più grande azienda tedesca in campo spaziale. Oggi il Gruppo Fuchs conta 1.700 dipendenti.
Il successo è tale per cui nel 2001 la famiglia decide di collocare sul mercato azionario una quota del 30% della società.L'obiettivo è di finanziare la ricerca e l'innovazione. All'inizio del decennio, la Orbital- und Hydrotechnologie Bremen riesce a strappare un contratto inatteso: cinque satelliti-spia per la Bundeswehr, l'esercito tedesco. La consegna avviene al prezzo concordato ed entro la data prefissata.
Da allora, il confronto è con i grandi del settore, in prima battuta Eads. Passeggiando nell'atrio della società, Fuchs mostra al visitatore alcuni modelli costruiti negli ultimi anni. I 14 satelliti Galileo – ognuno peserà circa 730 chili e verrà assemblato a mano dagli ingegneri di Ohb – permetteranno all'Unione di avere il proprio sistema di navigazione satellitare, molto più preciso di quello americano utilizzato finora e nato ormai qualche decennio fa.
Galileo è l'altra faccia di un'Europa che a dispetto dell'incertezza politica ed economica continua a percorrere la strada dell'integrazione. Peraltro i legami di Ohb con l'Italia non si limitano alle origini di Manfred Fuchs: a partecipare al progetto sarà anche la Carlo Gavazzi, una filiale milanese del gruppo famigliare: «La verità è che gli ingegneri italiani non hanno nulla da invidiare a quelli tedeschi – assicura – . Una ventina di loro si trasferiranno da noi nei prossimi mesi per lavorare sul progetto europeo».
B.R.