La crisi debitoria greca continua a dominare il dibattito di politica economica in Germania e in Europa. Un sostegno al governo di Atene appare probabile, visti i rischi di un effetto-domino che travolgerebbe gli altri anelli deboli della zona euro. Salvare però la Grecia è solo uno dei tasselli del grande problema provocato dallo sconquasso finanziario del 2008.
Riferendosi al Patto di Stabilità, ha spiegato che nel trattato “vi è già uno strumento sostenibile che garantisce il coordinamento delle politiche di bilancio e la stabilità dell’euro”. E ha poi aggiunto: “Sarebbe sbagliato avere politiche economiche coordinate a livello di zona euro (…) perché siamo strettamente legati ai nostri altri vicini (dell’Unione, ndr) attraverso i flussi commerciali”. Almeno due sono i motivi che spingono la Germania a guardare all’Unione europea piuttosto che all'Unione monetaria, in contraddizione con il principio delle cooperazioni rafforzate. Da un lato, c’è il timore di mettere a repentaglio l’indipendenza della Banca centrale europea con un contraltare politico all’istituto monetario. Dall’altro, il governo federale non vuole contribuire a eccessive differenze tra l’Unione a 27 e l’Unione a 16 per paura di creare due ambiti troppo distinti che possano un giorno complicare la vita dei suoi esportatori. Di recente poi il quotidiano Handelsblatt rivelava i timori della Germania di assistere a un eccessivo rafforzamento del Parlamento Europeo “con una pericolosa modifica degli equilibri di potere tra le istituzioni dell’Unione”. Secondo un nuovo protocollo d'intesa firmato tra la Commissione e l'Assemblea all'inizio di febbraio, le autorità comunitarie devono rispondere entro tre mesi alle richieste d'iniziativa legislativa presentate dal Parlamento. L’establishment tedesco teme che questo nuovo potere parlamentare possa indebolire l’influenza dei governi nazionali in materia economica. La reazione, segnata da una vena nazionalistica, è interessante. L'impressione è che, se si rivelasse indispensabile, la Germania verrà probabilmente in aiuto alla Grecia; convincerla a rafforzare in modo significativo la cooperazione politica in campo economico è un'altra partita che oggi appare tutta in salita.