Nella battaglia che la Germania sta facendo contro il segreto bancario e l’evasione fiscale in Svizzera vittime innocenti sono i quasi 252 mila tedeschi che abitano nella Confederazione, ormai la seconda comunità straniera dopo quella italiana. Ho approfittato di un breve soggiorno a Zurigo nei giorni scorsi per fare una rapida ricognizione. Alcuni dati prima di tutto. Tra il 2002 e il 2008 il numero dei cittadini della Repubblica Federale residenti in Svizzera è raddoppiato: i tedeschi sono stati il 66% dei nuovi arrivi. Nel solo cantone di Zurigo i tedeschi sono 68 mila, più o meno il numero degli abitanti di San Gallo (o di Viterbo). Lavorano nella finanza o nella ristorazione, sono artigiani originari dei Länder orientali, professori universitari e soprattutto medici e dentisti. Tutti alla ricerca di sbocchi professionali e di un ambiente economico meno burocratico e più dinamico. Benvenuti, ma fino a un certo punto. Qualche anno fa, nel 2007, Blick si chiedeva: “Wie viele Deutsche verträgt die Schweiz?” Quanti tedeschi può sopportare la Svizzera? Il giornale popolare dava così voce al paese profondo e a tutti coloro che tra le altre cose vivono con un malcelato sentimento di inferiorità il confronto con dei residenti tedeschi che si rivolgono alla popolazione locale in un impeccabile Hochdeutsch, piuttosto che nel tradizionale Schwyzerdütsch. Oggi più di ieri la comunità tedesca nella Confederazione è una minoranza, in parte almeno, mal sopportata.
In alcune località del paese sono apparsi manifesti in cui il cancelliere Angela Merkel e il ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble sono wanted, ricercati, come dei criminali nel Far West. C’è chi nella comunità straniera di Zurigo parla di odio per i tedeschi. Forse è esagerato. Certo il clima non è dei migliori. La preoccupazione delle banche svizzere di assistere a un improvviso rimpatrio in massa del denaro tedesco si tocca con mano. Secondo uno studio della Landesbank Baden-Württemberg, nel corso dei decenni i tedeschi hanno trasferito nel paese alpino risparmi per circa 175 miliardi di euro. Altre stime parlano addirittura del doppio. Spesso non si tratta di investimenti recenti. Molto di questo denaro è arrivato in Svizzera dopo la Grande Guerra, mentre a Berlino moriva il Reich di Guglielmo II e nasceva la Repubblica di Weimar. Successivamente, anche la crisi del 1929, il periodo nazista, la Seconda guerra mondiale, la Guerra Fredda e lo shock petrolifero hanno indotto le famiglie a trasferire i loro risparmi nella Confederazione. In certi casi i conti sono arrivati alla terza o quarta generazione. Molti svizzeri vedono nell’atteggiamento berlinese un inaccettabile attacco alla sovranità nazionale; altri però, più illuminati, sono convinti che il segreto bancario sia destinato a morire e che con il vicino tedesco bisogna imparare a convivere. D'altro canto, negli ultimi tempi, ho notato che più spesso che in passato nelle città della Svizzera tedesca i negozianti si rivolgono alla clientela in Hochdeutsch, piuttosto che in Schwyzerdütsch. O è solo un'impressione?
P.S. del 12 marzo 2010: Secondo un sondaggio pubblicato oggi dall'Associazione dei banchieri svizzeri (ABS) il 57% degli svizzeri considera "improbabile" che il segreto bancario rimanga immutato nei prossimi cinque anni. Negli ultimi nove anni, la quota degli svizzeri che considerava il segreto bancario immutabile è oscillata tra il 59 e il 74%. "Nello spazio di due anni, l'opinione è cambiata", ha notato l'ABS.