Capitali arabi per le navi tedesche – 20/10/09

FRANCOFORTE – I legami commerciali ed economici tra la Germania e i paesi del Golfo si rafforzano sempre più. Non solo le aziende tedesche stanno mettendo radici negli Emirati arabi, costruendo aeroporti e autostrade, ma si moltiplicano le operazioni finanziarie e soprattutto industriali delle società arabe nella Repubblica Federale.


L'ultima di una serie è stata annunciata proprio nei giorni scorsi. Il gruppo Abu Dhabi MAR ha acquistato partecipazioni consistenti, dell'80 e del 50%, in due filiali tedesche Blohm + Voss del gruppo siderurgico ThyssenKrupp, specializzate nella cantieristica navale, civile e militare, con sede ad Amburgo.
L'operazione in Germania ha fatto discutere. La Blohm + Voss è un'azienda di antiche tradizioni, nata nel 1877 e che in piena rivoluzione industriale partecipò attivamente all'espansione economica e politica della Germania guglielmina. «È l'inizio dell'uscita dei tedeschi dalla cantieristica navale» ha avvertito preoccupato il sindacato IG Metall.
Di tutt'altro avviso il direttore dei cantieri navali di ThyssenKrupp, Christoph Atzpodien: «Il partenariato con Abu Dhabi getta solide fondamenta per il futuro del settore». Secondo la stessa società tedesca, l'azienda dell'emirato arabo è tra le principali protagoniste della cantieristica navale nel Golfo, con circa duemila dipendenti.
In questo contesto, il Financial Times Deutschland fa notare che «gli arabi stanno costruendo un network tedesco ». In effetti l'operazione Blohm + Voss non è la prima di questo tipo. Appena qualche settimana fa Abu Dhabi MAR ha acquistato una quota in Nobiskrug, un'altra società costruttrice di navi con sede nello Schleswig Holstein.
Mentre le aziende tedesche sono sempre più spesso impegnate nei paesi del Golfo (si veda Il Sole 24 Ore dell'1 settembre), gruppi arabi non esitano ad acquistare società in Germania. Nel 2009, Abu Dhabi ha preso il 9% di Daimler, seguito dal Qatar con una quota in Porsche e quindi in Volkswagen. Dubai, dal canto suo, è entrata in Deutsche Bank nel 2007.
Da due anni ormai le società arabe sono alla ricerca di opportunità industriali e finanziarie. La Germania rappresenta un mercato d'eccezione, ricco di know-how tecnologico (si veda la tabella in fondo). La strategia è particolarmente ambiziosa, anche se non del tutto nuova. Già negli anni '70 Babcock, Krupp o Daimler entrarono nel mirino di gruppi mediorientali.
La legge che permette allo Stato tedesco di bloccare gli investimenti stranieri superiori al 25% per motivi di interesse nazionale è rimasta (per ora) nel cassetto. I paesi del Golfo sono ricchi e ben disposti proprio in un momento in cui molte società in Germania soffrono della recessione mondiale e hanno bisogno di nuovi investitori.
La norma introdotta negli anni scorsi «è stata un segnale sbagliato al momento sbagliato», commentava di recente Oliver Wieck, un rappresentante dell'associazione imprenditoriale Bdi. D'altronde per l'establishment tedesco i gruppi arabi non sono soltanto un salvagente finanziario; aprono la porta anche a nuove opportunità.
All'inizio di ottobre Daimler, che ha tra i suoi soci Abu Dhabi, ha annunciato la nascita di una nuova filiale nel Golfo, incaricata di vendere auto offrendo ai clienti prestiti in linea con i precetti del Corano. Il tentativo è di venire incontro ai musulmani che non possono pagare interessi sui crediti, a conferma che lo scambio di know-how avviene nei due sensi.
B.R.

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